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La passione non si crea in laboratorio

La passione non si può costruire in laboratorio. Non esiste un mixer audio che trasformi una telecronaca noiosa e banale in un racconto vibrante. Sabato ho seguito, come penso molti …

Redazione VN

La passione non si può costruire in laboratorio. Non esiste un mixer audio che trasformi una telecronaca noiosa e banale in un racconto vibrante. Sabato ho seguito, come penso molti di voi, la partita tra Juve e Roma. Domenica pomeriggio, in attesa dei viola, ho fatto zapping tra i match del Napoli e della Lazio. Lo scopo era ascoltare il “commento tifoso” che Sky offre ai supporter di Inter, Milan, Juve, Roma, Napoli e Lazio. Le altre si devono accontentare dei Caressa di turno. Pensavo di immergermi in telecronache appassionate e coinvolgenti, magari con qualche concessione al pecoreccio, però veraci, autentiche. Delusione. In realtà i telecronisti in questione sono più noiosi di Bergomi (il che è tutto dire), hanno un ritmo di racconto da anni Settanta, possono trascorrere anche parecchi minuti prima che si capisca per quale squadra fanno il tifo. Poi, come è accaduto quando Cavani ha segnato il rigore per il Napoli, il “telecronista tifoso” dopo un attimo di imbarazzante silenzio, si è lanciato in un urlo belluino goooool-gol-gol-gol. stile tv brasilera. Ma si percepiva distintamente che era sforzato, recitato. Artificiale, insomma. Gli altri commentatori che ho ascoltato (Roma, Juve, Lazio) a scaldare i tifosi da salotto non ci hanno neanche provato. Il loro problema, credo, è che pur essendo ingaggiati per fare un racconto di parte, con toni e affermazioni faziose, perché questo è lo scopo della “telecronaca tifosa”, quando si trovano davanti al microfono hanno la pretesa di fare i professionali. Forse sognano di poter prendere un giorno il posto ai Caressa e compagnia e quindi eccedono in dettagli tecnici, descrizione di moduli, interpretazioni tattiche. Insomma telecronache da brevettare come “addormenta ultras”. Non riuscendo a trasmettere passione e non avendo frasi-genuine ad effetto da spendere, tentano di far capire da che parte stanno chiamando per nome di battesimo i giocatori della propria squadra. Così fioccano i Mirko (Vucinic), i Gigi (Buffon), i Francesco (Totti), i Paolo (Cannavaro), i Miro (Klose). Una, inutile, patetica confidenza.

Francesco Matteini blog http://violaamoreefantasia.myblog.it