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Kalinic, la legge causa-effetto e cinque mesi da vivere con dignità

Dalle ripercussioni sul rapporto con Sousa a quelle sulla squadra: in ballo c'è l'intera seconda parte della stagione viola

Alessio Crociani

Causa-effetto. E' la legge che governa l'universo fin dalla notte dei tempi. Ogni azione genera una reazione, ad ogni mossa corrisponde un risultato di qualche natura. Insomma, mettetela come volete ma il succo non cambia. In ballo, nello specifico, c'è l'intera seconda parte della stagione viola, tra campionato, Coppa Italia ed Europa League. Almeno 22 partite (sperando che alla fine se ne possano contare molte di più... ) da affrontare con dignità. A giugno, poi, inizieremo a raccontare un'altra storia.

La causa, al momento ancora nell'alveo delle possibilità, è la cessione di Kalinic in Cina. Posto che la trattativa è ancora in essere e che al di là degli spifferi di corridoio la Fiorentina non ha in mano l'eventuale sostituto, viene da chiedersi come verrebbe preso da Paulo Sousa l'addio del suo pupillo, l'unica pedina espressamente richiesta dal tecnico portoghese dal suo arrivo a Firenze.

E se vogliamo andare oltre il rapporto tra l'allenatore e la società viola, peraltro già messo a dura prova durante l'ultimo anno, inevitabile porsi la domanda su come metabolizzerebbe l'addio di Kalinic una squadra costruita basandosi sulle sue qualità, quantomeno dalla cintola in avanti. Eccoli i dubbi sui possibili effetti. Perché 35, 40, 45 milioni sono una follia difficile da declinare, ma sei mesi sono lunghi e la posta in palio è ancora alta, altissima.

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