Sono tanti i sentimenti che si intrecciano in una strana serata di calcio. Il Napoli batte 3-0 il Cagliari ma è una partita che non vale praticamente nulla e non può essere nemmeno la passerella-festa per la Coppa Italia perché quanto successo sabato è una ferita difficilmente sanabile e soprattutto perché c'è Ciro Esposito che lotta per vivere e non si può morire per una partita, come se il nostro Paese fosse una landa violenta sudamericana. Napoli reagisce dignitosamente, dalle curva i soliti cori, di difesa della mentalità ultrà ma il pensiero torna spesso a Ciro e a quel dramma che vive la famiglia Esposito.
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Il Napoli vince senza festa
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IL RACCONTO — Il calcio non sembra interessare nemmeno nella città tradizionalmente più passionale in Italia e nel mondo. Sembra l'occasione per vedersi allo stadio e ognuno manifestare a proprio modo un malessere. Il clima nello stadio è surreale con poco più di 30 mila spettatori e la festa è in tono minore anche durante il giro di campo con la coppa Italia. All'inizio della partita l'applauso sale forte solo quando dalla curva B, poco prima dell'ingresso delle squadre, appare lo striscione "Ciro tieni duro". Poi dalle curve unite si alza il coro "Bastardo romano", cui seguono altri: "Infami" e un meno rassicurante "non finisce così". Il coro più toccante e condiviso è quello per Ciro: lo cantano a squarciagola tutti, una sorta di preghiera urlata per salvaguardare la vita di questo ragazzo. Ma quando i cori ultrà si fanno più duri la curva A rimane isolata e si sente anche qualche fischio dalla tribuna e un pesante silenzio anche in curva B. Poi, per ricevere consensi, applausi e condivisione di cori, dalla curva A intonano: "Forza Ciro non mollare". E allora si risveglia lo stadio e il pensiero del San Paolo è tutto per il ragazzo napoletano e per la famiglia Esposito.
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