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Il Museo Fiorentina ricorda Pesaola: “Adiòs, hombre sincero”

“Sì, ma chi l’ha fatta piangere? I’ Necchi!”   L’affermazione esce dalla bocca da uno dei quattro zingari del celebre film “Amici miei” nella scena nel quale, ricoverati in clinica …

Redazione VN

“Sì, ma chi l’ha fatta piangere? I’ Necchi!”

L’affermazione esce dalla bocca da uno dei quattro zingari del celebre film “Amici miei” nella scena nel quale, ricoverati in clinica per un incidente stradale, i quattro amici fanno a gara per importunare telefonicamente il nuovo amore del Melandri per verificare chi sia più abile nel corteggiamento.

La scena calza perfettamente a un ipotetico dialogo tra un napoletano e un fiorentino riguardo se l’argentino Bruno Pesaola si sentisse più partenopeo o gigliato. Bruno aveva scelto come definitiva dimora Napoli, città delle sue ultime esperienze da trainer dopo aver trascorso buona parte della sua carriera agonistica. Con il Napoli ha vinto da allenatore la Coppa Italia nel 1962 e la Coppa di Lega Italo-inglese nel 1976.

Sì, ma chi l’ha fatto piangere? La Fiorentina!

Arrivato a Firenze proprio dal Napoli nel 1968 in sostituzione della coppia Bassi-Ferrero, Pesaola incantò subito per la sua arguzia: il suo sorriso beffardo che ritroviamo in molte delle foto dell’epoca rivelano molto della sua personalità. Un personaggio di una simpatia travolgente, di una sicurezza di sé coinvolgente, di una competenza calcistica entusiasmante e, ciò che per noi è più importante - di una umanità esemplare.

In quella stagione Bruno si ritrovò in mano un pugno di ragazzotti preparati magistralmente dal grande Giuseppe Chiappella che attendevano soltanto lo start per partire. È come quando un uccello nutre amorevolmente nel nido il prodotto delle uova schiuse e poi, improvvisamente, decide che è arrivato il momento per loro di affrontare la vita. Una spinta e via! Che spicchino il volo. Nel nostro caso Chiappella li ha cresciuti e nutriti e Pesaola li ha dato una bella ruzzata fuori dal nido consentendogli di volare.

Uno scudetto e a Firenze ha pianto. Dalla gioia.

Da oggi entrambi gli allenatori più vincenti nella storia della Fiorentina sono entrambi in cielo. Pesaola ha raggiunto Bernardini per formare la più straordinaria diarchia che si sia mai vista.

Gli aneddoti che raccontano la simpatia di Bruno sono innumerevoli e spassosissimi: ai tempi del Bologna il pratese Roberto Vieri, babbo di Christian, durante l’allenamento si allontana dal gruppo e si accinge a calarsi i pantaloni. Alla domanda del petisso di cosa stessa facendo, Bob risponde: ”Vo’ a fa’ l’antidoping, maremma maiala a tutta l’Argentina”. Imperturbabile Pesaola: “La facia tuta e non se bagni i piedi”.

In quel Bologna tirava i primi calci Eraldo Pecci, il grande fosforo di centrocampo di Torino e Fiorentina. Nel suo bellissimo libro “Il Toro non può perdere” ricorda quando, lui giovinastro con la voglia di scherzare e ridere come tutti i ragazzi della sua età, mentre eseguiva una giocata fuori dagli schemi durante un allenamento urlava al nostro Bruno, allora tecnico: “Sono un estroso Mister!”. E Pesaola di rimando: “No. Lei è un estronso!”

Come si fa a non amare una persona così? Nell’epoca dell dichiarazioni di plastica del tipo: “non abbiamo paura dell’avversario pur rispettandolo”; oppure: ”La squadra avversaria avrà il dente avvelenato e dovremo stare molto attenti”; e ancora, a proposito dello scarpone di turno appena accantonato: “Lui per noi è molto importante e ci tornerà molto utile”, Pesaola ha rappresentato la veracità fiorentina e napoletana insieme. Era un uomo autentico nella sua straordinaria semplicità.

La vita è resa complicata da noi stessi: in realtà bastano un mare di sincerità e due battute per sconfiggere noia, grigiore e appiattimento. Pesaola era tutto questo e adesso quell’inimitabile uomo non c’è più.

Adesso restano i suoi cari, prostrati dal dolore e dalla mancanza e ai quali va tutto il nostro caloroso affetto, e noi, semplici tifosi che non abbiamo avuto neanche il privilegio di stringergli la mano una volta. Neanche durante la Hall of Fame Viola dello scorso anno, quando fu impedito da motivi di salute a ritirare la meritatissima onoreficenza.

Accidenti se ci mancherai, meraviglioso Petisso.

Massimo Cecchi - museofiorentina.it