"Cara mamma, noi siamo amore". I figli ricordano Diana, moglie del grande campione viola Armando Segato
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I figli del grande Segato ricordano la mamma Diana
“Cara mamma, noi siamo amore”. I figli ricordano Diana, moglie del grande campione viola Armando Segato Vent’anni fa la scomparsa della compagna dell’indimenticabile “cervello” della squadra viola del primo...
Vent'anni fa la scomparsa della compagna dell'indimenticabile "cervello" della squadra viola del primo scudetto
"Noi siamo amore, non siamo mai nati e non moriremo mai". Cristiana ha voluto mettere queste parole sulla tomba della sua mamma, Diana Segato, moglie del grande e indimenticabile campione viola, Armando Segato, uno degli eroi del primo scudetto della Fiorentina nel '55/'56.
Segato, cervello della Fiorentina di Fulvio Bernardini, è ancora nei cuori di tutti i tifosi e non solo per quell'impresa, ma anche per la lunga militanza in viola (8 stagioni, 257 partite, 16 gol), la sua eleganza in campo, il carattere riservato e i modi gentili.
A vent'anni dalla morte di Diana, compagna di vita del campione, i figli Cristiana, Gianluca e Alessandro hanno voluto ricordarla e, in particolare, Gianluca (che vive da anni in Spagna) ha scritto una lettera in cui racconta l'amore dei suoi genitori, un amore solido, davvero nella buona e nella cattiva sorte. Armando Segato, infatti, è scomparso a soli 43 anni per Sla (sclerosi laterale amiotrofica) ed è stato il primo ex calciatore a cui è stata diagnosticata questa terribile malattia.
"La moglie di Segato _scrive il figlio GIanluca nelle vesti di narratore_ conobbe il suo futuro marito un pomeriggio del 1954, quando il giovane calciatore fu invitato a prendere un caffé da colui che sarebbe diventato suo suocero. Già allora a Diana non importavano gli strilli delle tribune, né le luci della ribalta però, suo malgrado, una semplice stretta di mano e uno sguardo sincero furono sufficenti per accendere ciò che fu una splendida, unica e corta storia d'amore".
Il ricordo, riga dopo riga, si intenerisce sempre di più: "Gli aneddoti e le disavventure che seguirono quel primo incontro sono rimasti impressi nella retina e nell'anima di quelli che furono i privilegiati testimoni dell'amore, affetto, complicità, stima, in una parola felicità che la coppia visse nel bene e nel male.
Mai una discussione, mai un litigio, mai un disprezzo od un grido; loro si bastavano e si amavano emanando un sentimento e una sensazione di armonia molto rara, specialmente oggi, in questi duri tempi di totale pragmatismo".
Una vicenda umana, dicevamo, segnata anche dal dolore: "Come finì questa storia _continua Gianluca_ è risaputo, però vi assicuro che fino all'ultimo giorno dei 30 lunghi mesi passati in una stanza dell'ospedale S. Giovanni di Dio, Diana fu la consolazione di suo marito, cucinando per lui tutti i giorni, pranzo e cena, riempendo pentolini di alluminio e portandoli all'ospedale. Vi assicuro che mai una volta reclamò contro il destino e che pregò e pregò, chiedendo ciò che non poteva essere, con una fede incrollabile".
Una vicenda difficile, esperienza comune a tante famiglie che conoscono o hanno conosciutoo il calvario di una grave malattia così precoce. Di quel periodo Gianluca, Cristiana (una delle colonne del Museo della Fiorentina) e Alessandro ricordano la forza di volontà della vedova del campione, della loro mamma. Ricordano quel "sorriso splendido con cui continuava a spingere i suoi cuccioli". Un sorriso e una forza di volontà da tramandare, insieme all'amore, ai nipoti Camilla, Filippo, Cosimo e Duccio. Nel nome del grande campione Armando Segato e di mamma Diana.
Roberto Davide Papini - LA NAZIONE
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