altre news

Fu pestato dai poliziotti, ultrà risarcito con 1,4 milioni

Paolo Scaroni fu ridotto in fin di vita nel 2005: è stato risarcito dallo Stato, che però non ha individuato i colpevoli

Redazione VN

Non è giustizia, ma è un risarcimento. E dopo 11 anni Paolo Scaroni incassa almeno una sorta di successo, pur se lui lo definisce rapidamente «una vittoria di Pirro». La notizia l’ha data in serata il sito de «Il Fatto quotidiano»: lo Stato italiano ha risarcito il tifoso del Brescia che il 24 settembre 2005 fu ridotto in fin di vita dalle forze dell’ordine, alla stazione di Verona. Paolo Scaroni lottò per la vita oltre 2 mesi, fu quindi dimesso dopo 8 mesi di cure e tentativi di riabilitazione. Inutili, perché da quel pomeriggio ha menomazioni permanenti e croniche, sia fisiche che intellettive, al 100 per cento. Aveva 26 anni quel giorno, fu costretto a lasciare il lavoro (era allevatore) per curarsi, ma non ha ancora avuto giustizia. Anche se nel 2013 il giudice, mandando assolti gli agenti imputati, ha scritto che «Scaroni subì un pestaggio gratuito, immotivato rispetto alle esigenze di uso legittimo della forza».

bonificoNei giorni scorsi, il Ministero dell’Interno ha pagato i danni: un milione e 400.000 euro. Perché è chiaro che la causa della sua condizione sono i colpi ricevuti dagli agenti del 7° reparto mobile di Bologna. Furono identificati e processati in otto, ma la legge pretende di accertare le responsabilità personali. E non è possibile, anche perché le immagini del pestaggio (con manganelli impugnati al contrario, per colpire con il manico, come è emerso dal dibattimento) sono incomplete. In attesa del processo di appello, chiesto dal pm che in primo grado aveva chiesto 8 anni di carcere per gli accusati, arrivano almeno i soldi, che sono un’ammissione di responsabilità da parte dello Stato.

Che Paolo Scaroni non perdona: «Se io, ultrà, sono il male della società, come sento dire spesso, chi mi ha ridotto così cosa è? — ha chiesto ancora ieri parlando a Il Fatto e spiegando ancora una volta come in questi anni abbia - dovuto imparare di nuovo a parlare, camminare, muovermi... ma questi soldi non cancellano nulla: questa macchia è indelebile, se pensano che dimenticherò tutto il male che mi hanno fatto si sbagliano di grosso. Lo Stato si è arrogato il diritto di strapparmi la vita di dosso, me l’ha presa e l’ha buttata nel cesso. Il giudice ha detto che le forze dell’ordine sono state forze del disordine. Questo ha aperto la strada alla vittoria in sede civile, ma io trovo indegno di una democrazia che il Ministero non abbia nemmeno comunicato ufficialmente nulla ai propri cittadini in merito a questo risarcimento. Evidentemente non vuole che si sappia».

(gazzetta.it)