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Fiorentina e Ramadani, il rapporto continua

Con Rebic la Fiorentina si affida ancora al potente procuratore (COMMENTA)

Redazione VN

Quaranta milioni di euro più otto di bonus. Euro più, euro meno, è questa la dote portata nella cascina viola dal tanto vituperato Fali Ramadani durante questa sessione estiva di mercato, senza dimenticarsi i tanti soldi incassati (più Savic) dalle cessioni dell'anno scorso di Nastasic e Behrami. Adem Ljajic, Haris Seferovic e Stevan Jovetic sono stati magicamente trasformati da tre potenziali 'bombe' nello spogliatoio viola ad autentici colpi di mercato soprattutto per il lavoro certosino di due artisti del settore come Pradè e Macia ma anche grazie alla preziosa collaborazione del potente manager albanese. Questi i fatti, simpatia o non simpatia, correttezza o non correttezza, anche se a dirla tutta su quest'ultimo tema pesano a favore di Ramadani le fresche parole del patron Andrea Della Valle rilasciate dopo la vittoria contro il Catania: "Montolivo come Ljajic? Casi molto diversi, Ramadani fa gli interessi del calciatore ed è una persona seria...".

Amen. E non è solo un caso se per il dopo-Ljajic la Fiorentina abbia scelto di ripartire sempre da Fali Ramadani, a testimonianza che al di là delle leggende urbane i rapporti tra le due parti sono più che buoni. Il futuro di chiama Ante Rebic, talentuoso croato paragonato in patria ad Alen Boksic. Niente male per un classe '93. Determinante nella buona riuscita della trattativa è stato l'intervento di Ramadani, integrato in corsa nell'entourage del giovane attaccante a fianco del procuratore storico Danko Dikic e probabile nuova figura di riferimento per chi si vorrà interfacciare con Rebic. Nessun duopolio (o quasi) come quello di Berti e Ramadani ai tempi di Corvino ma allo stesso tempo anche nessun ostracismo con chi, grazie alle sue mosse, si è guadagnato il rispetto della famiglia Della Valle.

ALESSIO CROCIANI

Ha collaborato Stefano Rossi