Abolire definitivamente tutte le barriere interne, sia al Meazza che all’Olimpico, e soprattutto far cessare l’anomalia italiana dei biglietti nominali, unico esempio in Europa. E’ questo che ha chiesto alla Figc, la Uefa, che si riunisce per due giorni ai massimi livelli in Svizzera per scegliere, oggi a Nyon, la sede delle finali di Champions e Europa League 2016 e domani a Ginevra, le tredici città di tredici Paesi in cui si articolerà Euro 2020, primo torneo continentale itinerante, ideato da Platini per celebrare i 60 anni dell’eurocampionato per nazioni. Se stavolta le cose ci sorrideranno, comunque bisognerà tener conto delle sollecitazioni arrivateci dalla Uefa al momento della presentazione delle nostre candidature: Milano, per la Champions, e Roma, per l’Europeo. Si tratta per altro di questioni aperte da tempo, che così dovranno trovare la spinta decisiva, anche politica, per essere risolte una volta per tutte, a meno di ulteriori sgambetti preventivi. Come spesso è accaduto alla vigilia di certi appuntamenti, l’ottimismo ha sempre accompagnato le ambizioni nostrane, salvo poi dover inghiottire amaro. Ne sa qualcosa, per la sua parte, Michele Uva, nuovo dg della Federcalcio, che nel 2010 aveva firmato il progetto federale per ospitare l’edizione di Euro 2016 (finita invece in Francia), alla vigilia del mondiale Sudafricano. Stavolta c’è sempre un torneo iridato andato in malora a fare da sottofondo. ma Milano post Expo sembra destinata tra due anni ad ospitare il gran gala della coppa dalle grandi orecchie e Roma 2020 dovrebbe essere capace di farsi preferire ad altre concorrenti continentali (...).
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Andrea Santoni - Il Corriere dello Sport
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