Deve essere messo tutto nero su bianco, ma la linea d’azione trova adesso un largo consenso: la Lega è pronta a respingere la proposta di Infront per il rinnovo del mandato di advisor sui diritti tv e a presentare una controproposta con modifiche per nulla marginali. Insomma, le sette sorelle hanno fatto breccia. Sin dalla lettera inviata a fine agosto Fiorentina, Inter, Juventus, Roma, Sampdoria, Sassuolo e Verona hanno messo in discussione un percorso che pareva spianato. Altro che decisioni repentine, ma riunioni tecniche, confronti con i broadcaster, consapevolezza di ciò che il mercato può offrire.
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Diritti tv, le sette sorelle fanno breccia: più soldi
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Nel frattempo, si è scoperto che un esponente della maggioranza come Urbano Cairo, conoscitore dei media, ritiene che la Serie A valga di più del miliardo attuale, soprattutto se si sfrutta a dovere l’estero. Ma si è pure constatato che Adriano Galliani, sulla cui vicinanza a Marco Bogarelli si sono spesi fiumi di inchiostro, vede come una iattura la creazione di un canale della Lega, vale a dire una delle armi sventolate inizialmente da Infront per uscire dalla tenaglia del duopolio Sky-Mediaset. La Lega, in definitiva, si è confermata il regno dell’insondabile, dove le alleanze nascono e muoiono senza nemmeno accorgersi. Fatto sta che la proposta di Infront (mandato fino al 2021, con minimo garantito da 900 milioni per il triennio 2015-18 e 930 per il 2018-21) non convince parecchi presidenti. E se la prospettiva del canale autonomo era stata già ridimensionata all’ipotesi di un semplice studio di fattibilità, la riunione informale di ieri tra i club ha messo in evidenza altre certezze: niente rinnovo fino al 2021 bensì la formula del 3+3 (cioè prolungamento del mandato a Infront a determinati risultati, oppure diritto di recesso se quegli stessi risultati non vengono raggiunti); innalzamento dell’asticella del minimo oltre cui scattano le commissioni per l’advisor.
E sul quantum che va trovata un’intesa. Per questo il presidente Beretta ha convocato un altro incontro informale per giovedì, prima dell’assemblea del 18. I club devono mettersi d’accordo sul minimo da chiedere a Infront: qualcuno vorrebbe 950 milioni, altri si spingono al miliardo e oltre, ma c’è pure chi si accontenta di 900. E poi le commissioni. Attualmente Infront percepisce 35-40 milioni sul miliardo di ricavi con un sistema a scaglioni. Le società vorrebbero ribattere con una percentuale fissa (2,5-3%) oltre una determinata soglia, oppure separando il lavoro domestico da quello internazionale, in modo da risparmiare una decina di milioni a stagione. E a quali condizioni scatterebbe il rinnovo? La Roma si è spinta in là: in presenza di 1,3 miliardi di ricavi annui. L’obiettivo di una grossa fetta di club è quello comunque di incentivare Infront a incrementare gli introiti: se adesso la A incassa un miliardo, l’idea è di portare a casa un centinaio di milioni in più, e visti i chiari di luna delle pay tv le aspettative si concentrano sull’estero. Questo è il punto di vista, non ancora omogeneo, delle società. Infront potrà dire di no. A quel punto si aprirà un negoziato dagli esiti imprevedibili.
gazzetta.it
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