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Delio con l’esercito sfida i finanzieri di Mondonico

Emiliano Mondonico – già mister di Napoli, Torino, Atalanta e Fiorentina – allenerà la rappresentativa della Guardia di Finanza; Delio Rossi – ex di Palermo, Fiorentina e Lazio – sarà …

Redazione VN

Emiliano Mondonico - già mister di Napoli, Torino, Atalanta e Fiorentina - allenerà la rappresentativa della Guardia di Finanza; Delio Rossi - ex di Palermo, Fiorentina e Lazio - sarà il commissario tecnico dell’Esercito italiano; Felice Pulici – già della Lazio - guiderà una selezione di preti e seminaristi (Top Cup – rappresentativa di Collegi e Università pontifici); mentre Fernando Orsi – ex-mister in 2a di Lazio e Internazionale - sarà l’allenatore della Gendarmeria vaticana. Sono questi gli schieramenti del torneo quadrangolare amichevole «Un altro calcio è possibile 3», che si svolgerà domani a Roma presso il Centro logistico della Guardia di Finanza – Villa Spada, patrocinato dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, dal Centro sportivo italiano e dall’associazione Effemeridi. L’obiettivo della manifestazione è diffondere il messaggio «Nel calcio e nella vita contano i valori. Senza, prima o poi paghi», che giunge quanto mai opportuno viste le ultimissime, ennesime, novità (di oggi) sullo scandalo del calcio-scommesse.

«Nel calcio professionistico, come nella vita, avere dei valori paga sempre», afferma Rossi, «Magari non subito, ma nel lungo periodo senz’altro sì. Andare avanti senza principi etici può essere all’inizio più facile e veloce, ma poi si arretra, sempre». «Più di una volta – racconta - mi hanno pestato i piedi, ma l’importante, anche in quei momenti, è non venir mai meno alle proprie regole, alla propria etica, a se stessi». «Inizialmente, tutti i giocatori – prosegue Rossi - si avvicinano al calcio semplicemente perché si divertono. Poi, con il professionismo, le cose cambiano. Può subentrare la spettacolarizzazione dello sport, che ingigantisce e deteriora tutto. Ma il professionismo non è necessariamente negativo – precisa - anzi. “Professionismo”, secondo me, significa, un insieme di regole che consentono ai migliori di andare avanti e primeggiare, significa essere capaci di vincere senza aggirare gli ostacoli. Se un allenatore rimane in serie A per dieci anni significa che è bravo. Se non va oltre la serie C, vuol dire che, in fondo, non lo è. I problemi – conclude - nascono quando qualcuno cerca di fare a meno delle regole, ma, di per sé, il vero professionismo è meritocratico».

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