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Conte: “Gol? Una volta c’erano i grandi centravanti. Aspetto segnali da Pepito”

Domani a Ginevra, contro il Portogallo, non sarà la semplice chiusura di un cerchio lungo quasi un anno, anche perché Antonio Conte, ancora imbattuto sulla panchina della Nazionale, non concepisce …

Redazione VN

Domani a Ginevra, contro il Portogallo, non sarà la semplice chiusura di un cerchio lungo quasi un anno, anche perché Antonio Conte, ancora imbattuto sulla panchina della Nazionale, non concepisce il concetto di partita amichevole: "Non vedo la differenza rispetto ad una gara ufficiale: i miei giocatori sanno quanto a prescindere io detesti la parola sconfitta e voglio che capiscano la differenza fra vincere e non vincere, che ci siano in palio i tre punti oppure no". In ogni caso, non è stato un anno qualunque: "Molto diverso da tutti i precedenti: non mi do un voto, ma so di aver lavorato duro come sempre. Fare il c.t. significa poter vedere la squadra solo in modo saltuario. Domani sarà appena la mia decima partita, e un po’ mi fa strano, ma a questo punto ho preso coscienza sotto tutti i punti di vista di ciò che significa il mio ruolo, nel bene e nel male. Come mi sento io conta poco, ormai ho metabolizzato quello che mi si chiede: poche chiacchiere e tanto lavoro, incanalo tutte le mie energie lì, per far parlare i fatti".

SALDO — Per quanto ammetta che sia stato anche un anno complicato, Conte spiega che "non sono mai stato sfiorato dall’idea di lasciare. Chi mi conosce bene sa che pretendo chiarezza in tutte situazioni, dunque qualcuno può averlo pensato, ma anche se ci sono stati momenti difficili ho sempre avuto ben presente l’impegno preso con chi mi ha voluto - e in questo periodo mi è sempre stato molto vicino - e il popolo italiano". Impegno chiama impegno, per questo alla sua squadra Conte chiede "sentimento, passione, entusiasmo: la squadra deve avere sempre nel suo dna lo spirito di sacrificio che ci consenta di guardare avanti con un po’ di ottimismo".

PROBLEMI — La coperta a volte si è rivelata corta e soprattutto ultimamente si è sentita la mancanza di giocatori decisivi in particolare in attacco: "È un momento di cambio generazionale: non c’è il grande centravanti che c’è sempre stato, e anzi a volte ce n’era anche più di uno. Io penso che i successi arrivano sempre per merito del gruppo: qualità e talento servono, ma si esaltano nell’organizzazione della squadra, è difficile che succeda il contrario. Detto questo, spero nella prossima stagione di poter avere belle risposte da Zaza e Immobile, vediamo come si riprenderà Rossi e che segnali mi darà chi quest’anno non è stato protagonista (riferimento a Balotelli?, n.d.r.): le porte della Nazionale sono sempre aperte". Con un presupposto che il c.t. non nasconde, sapendo bene che la prossima sarà la stagione che porterà all’Europeo: "Per fare le mie scelte mi servirà gente che abbia giocato in maniera 'decisiva' nei club, che sia in Italia o all’estero. Spero che tutti i miei convocabili giochino il più possibile: solo giocando si migliora e si guadagnano punti per essere scelti". Ma anche l’amichevole di domani vale punti: "Ho sei cambi e li farò tutti, per vedere più gente possibile". E pazienza se, senza Cristiano Ronaldo, il test Portogallo sarà meno attendibile: "Ognuno ha la sua gestione del gruppo e a fine stagione si arriva molto stanchi. Comunque nessuna squadra è rappresentata solo da un singolo, anche se è un fenomeno come Ronaldo, e il Portogallo ha molti altri giocatori - da Nani a Coentrao, da Quaresma a Moutinho - che renderanno questo test interessante".

(Gazzetta.it)