Il Parma FC poteva già considerarsi fallito il 30 giugno 2013, perché il patrimonio netto registrava una perdita imponente di 42,5 milioni di euro. Nessuno, però, ha portato i libri in tribunale, preferendo andare avanti con trucchi contabili e plusvalenze fittizie. E’ questo lo scenario che hanno descritto i curatori fallimentari Anedda e Guiotto nel dossier di 180 pagine consegnato al Tribunale di Bologna.
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Clamoroso: il Parma poteva già considerarsi fallito il 30 giugno 2013!
«Insana politica gestionale», scrivono i curatori fallimentari, che hanno segnato il 30 giugno 2013 una data chiave: da allora, infatti, sono cominciate una serie di manovre particolari, come gli incentivi all’esodo, la cessione del marchio e...
LA VORAGINE – «Insana politica gestionale», scrivono i curatori fallimentari, che hanno segnato, come riportato dalla Gazzetta di Parma, il 30 giugno 2013 una data chiave: da allora, infatti, sono cominciate una serie di manovre particolari, come gli incentivi all’esodo, la cessione del marchio e degli appartamenti di Carpenedolo. La situazione è stata completamente analizzata e ora è al vaglio del Tribunale di Bologna, che dovrà stabilire se avviare il sequestro dei beni e stabilire eventualmente l’ammontare degli stessi. All'ex presidente Tommaso Ghirardi sono stati chiesti 60 milioni di euro. Si attende la prossima udienza, che si terrà a marzo. Intanto si riflette sui 735 milioni di euro di deterioramento del patrimonio societario. Una voragine che ha inghiottito il Parma.
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