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Alle origini della rabona (VIDEO)

A Firenze due specialisti del gesto tecnico

Redazione VN

Sposti il piede col quale calcerai il pallone dietro la gamba di appoggio, piegandola con prudenza. Un attimo dopo colpisci la sfera magica et voilà hai creato la poesia del calcio. Stiamo parlando della rabona: un'opera d'arte che in pochi sanno fare con maestria. Perchè questo nome? Deriva dalla parola castigliana rabo, ovvero coda. La coda che i tori muovono continuamente per scacciare via le mosche.

Le origini di questo spettacolare gesto tecnico vanno attribuite a Riccardo Infante, attaccante argentino che nel lontano 1948 con la maglia dell'Estudiantes segnò proprio con una rabona da 35 metri, mentre in Italia il primo a compierla fu il barese Cocò Roccotelli, che aveva il vizio di calciare punizioni, rigori e addirittura crossare con la gamba incrociata, un talento.

Grazie alla televisione e ai crescenti mezzi di comunicazione è divenuta famosa grazie a giocatori del calibro di Maradona, Rivaldo, Ronaldinho, Neymar, ma anche in riva all'Arno è arrivato un giocatore dai colpi formidabili, Matias Fernandez, detto appunto Matirabona, che con la palla fa quello che fa un pittore col pennello.

In un campionato tattico come quello italiano è difficile vedere questi prodigi, infatti Matias deve ancora tirar fuori tutto il suo tipico repertorio: in Cile, Spagna e Portogallo ha sempre utilizzato la rabona in diverse situazioni, nei contrasti difficili per superare più di un avversario in pressing, per scartare un difensore, cambiare direzione, eseguire cross o semplicemente esaltare il pubblico di casa.

La seconda curiosità si chiama Alberto Aquilani, in un non lontanissimo Milan-Roma: il Principino disegna una rabona pura di destro mandando in profondità sulla sinistra Mancini. Da lì il cross per Totti che di testa batte Dida. Fu una giocata che vorremmo rivedere sul campo del Franchi.

Perchè Firenze, citta d'arte, è sinonimo di fascino e la tifoseria viola vive per il bel calcio. Dunque un appello per Mati o Aquilani: fateci la rabona!

ANDREA CARRAI