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“Caro Patron”. I desideri di un tifoso viola

Riceviamo e pubblichiamo questa bella lettera da parte di un grande tifoso viola   Caro Patron, ieri sera sono stato al concerto di Bruce Springstein. Bellissimo. Grande spettacolo. Struggente, per …

Redazione VN

Riceviamo e pubblichiamo questa bella lettera da parte di un grande tifoso viola

Caro Patron,

ieri sera sono stato al concerto di Bruce Springstein.

Bellissimo. Grande spettacolo. Struggente, per un tifoso viola, l’immagine di un Franchi stipato dalla Tribuna alla Maratona passando per la Fiesole.  Un Franchi finalmente festoso, sereno, con gente che cantava, faceva la “ola”. Con gente finalmente felice. Peccato solo per la pioggia.

Per ripararmi ho indossato il k-way che la Fiorentina mi ha regalato col rinnovo dell’abbonamento: un bellissimo viola col giglio ricamato. Dopo un po’, un signore della mia età,  poco distante, guardandomi piuttosto mesto mi ha detto: fosse sempre così il nostro Franchi!

Ecco Patron, oltre alla musica e allo spettacolo, all’energia del grande Bruce, questa è l’immagine che mi è rimasta più impressa, sulla quale ho rimuginato.

Patron io credo che il principale investimento che “la proprietà” dovrebbe fare prima di ogni altro è quello di riaccendere attorno a se l’entusiamo e la partecipazione. E questo è un’investimento a “costo zero”  che realizza immediatamente una smisurata plusvalenza.

Non ci vuole moltissimo.

Solo condividere con noi tifosi, con qualche intervista meno formale e stereotipata e con un po’ più di entusiasmo e partecipazione, sia le vittorie che le sconfitte. Capire ed entrare qualche volta nelle nostre “paranoie”, sgombrandole, concedendosi un po’ di più, buttando là quella frase, quella dichiarazione che corroborerebbe e rafforzerebbe la nostra fiducia, facendola sentire veramente uno di noi.

Vorremmo non sentire e leggere interviste della proprietà solo su temi essenzialmente negativi, che, pur essendo a volte anche condivisibili, sicuramente non ci esaltano: il fair play, il tifo violento, la corruzione, le scommesse, la prepotenza di alcune società, gli hobby o presunti tali. Interviste spesso rilasciate da molto lontano che ci vedono ai margini, relegati o liquidati in poche e frettolose parole prive di calore.

Stessa cosa vorrei dire per i suoi rappresentanti che dovrebbero qualche volta essere meno ingessati e formali, freddi ragionieri calcolatori.

Qualche volta, non sempre.

Qualche volta vorremmo che dicessero o facessero quello che ogni tifoso in quel momento vorrebbe dire, o sentirsi dire, o fare.

Ecco Patron quello che Lei potrebbe fare. Un po’ di disponibilità comunicativa diretta a costo zero, che oltretutto non avrebbe neanche  bisogno di essere ripianata a fine anno.

Spero voglia rifletterci e al tempo stesso scusarmi per il disturbo, ma mi spiace vedere come quello che potrebbe essere un perfetto matrimonio si stia irrimediabilmente deteriorando per problemi di incomunicabilità, sinceramente unilaterale.

I tifosi, bene o male, più o meno correttamente, le loro emozioni, i loro sentimenti li esprimono sempre, magari andando oltre. Sia nel male che nel bene però. Questo è sempre opportuno ricordarlo.

Cordialmente

MARIO TINTORI