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Batistuta: «Firenze, te amo. Non cerco un lavoro. Nuovo Franchi? Mi piace»

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L’amore per Irina, il rigore nel crescere i figli e il sogno di tornare alla Fiorentina

Redazione VN

La Nazione propone sull'edizione odierna una lunga intervista a Gabriel Omar Batistuta, sulle pagine della cronaca di Firenze. Ne riportiamo alcuni dei contenuti più interessanti, la versione integrale la trovate sul quotidiano in edicola.

Tra Gabriel Batistuta, per tutti Batigol, Firenze e la sua gente è scoppiato un amore che si rinnova ad ogni sua visita. Batistuta racconta l’uomo, il padre, il marito, l’allevatore di mucche in Argentina. Un’altra vita dopo il pallone. E non solo il campionissimo che ha fatto sognare migliaia di tifosi viola. Torna così spesso a Firenze perché la considera casa sua, qui ha gli amici, mentre in Argentina alleva mucche.

Il rapporto con Firenze

Da quando giocava ha visto la città trasformarsi pian piano. Come le persone che crescono, cambiano, senza che si sappia individuare quando sia accaduto. Ha una casa qui, ma sceglie di stare in albergo: «Al piazzale Michelangelo, ma la do in affitto, e mi dispiace perché l’ho fatta per me e la mia famiglia. Volevo starci ma non ne ho mai avuto la possibilità. Pensi che non ci ho mai dormito».

Il nuovo Franchi

E sul progetto del nuovo "Franchi" Bati esprime un giudizio positivo: «Mi sembra bello. Forse non è quello che ci si aspettava, all’epoca si pensava a una modifica importante come a una sorta di nuovo Bernabeu. Si è deciso di scegliere diversamente, mi piace lo stesso».

Rigore e disciplina

La disciplina è stata una costante della sua vita: arrivato da ragazzo normale, è andato via campione. Sul come Bati risponde nettamente: «Perché avevo un obiettivo. Quando hai una meta, bella, chiara, importante diventa tutto più facile: sei costante e non molli mai». Il suo obiettivo era arrivare a 50 anni ed essere quello che è oggi, un uomo libero. Ha compiuto dei sacrifici, perché non poteva mollare: «È come quando vai in palestra, all’inizio ti sembra durissima». Gioca ancora a pallone…basta che non lo sappia il medico che gli ha messo una protesi, ma anche a padel, ping pong e bocce. Non riesce a stare fermo, adora tutto quello in cui si può vincere, tranne il casinò. Mentre ritiene di non saper perdere e nemmeno vincere. È il gusto della sfida: giocare sempre con qualcuno che potrebbe batterti. Così si cresce, anche nello sport. Su rimpianti e le cose di cui si è pentito  nella vita e nel lavoro risponde così: «Ce ne sono duecento. So che ho sbagliato tante volte ma nessun errore è stato poi così determinante».

Il sogno viola

Al Festival di Trento ha parlato del suo desiderio di rivestire un ruolo da dirigente nella Fiorentina, il Re Leone si spiega: «È un sogno, tutto qui, non cerco un lavoro. Penso che potrei aiutare la Fiorentina a crescere, trasmettere la mia esperienza ai giovani, non ho detto che dovrebbero prendere Batistuta o che senza me non saprebbero come fare. E’ stato detto che lo faccio per interesse… Ovvio, rispondo, il primo interessato sono io, il sogno è mio. Ma appena ho parlato si è scatenato il giochino della cattiveria».

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