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foto www.acffiorentina.com
Dieci anni dopo l'accasamento in Nazionale, e dopo tante esperienze non andate a buon fine, Cesare Prandelli torna a Firenze per sedersi nuovamente sulla panchina della Fiorentina. Una scelta spiegata dal diretto interessato e dal ds Daniele Pradè in sala stampa. Prandelli raccoglie il testimone da Iachini per provare a invertire la rotta. Provando a fare un parallelo tra la sua prima Fiorentina e quella attuale, è possibile assegnare ai protagonisti dell'oggi i ruoli o i compiti di quelli del passato.
Tra i pali Dragowski dovrà quanto più possibile avvicinarsi a Frey, ovvero diventare un portiere capace di portare una buona dose di punti in classifica. Difesa a quattro: Milenkovic ha caratteristiche molto simili a quelle di Ujfalusi e può tornare così a ricoprire il ruolo di terzino destro bloccato, mentre se servisse un laterale di spinta alla Comotto c'è Lirola. Dall'altra parte il Pasqual di ieri è il Biraghi di oggi, dunque non ci si discosta molto. Al centro Dainelli-Gamberini è stata la storica coppia della Fiorentina prandelliana, che oggi potrebbe essere replicata da Pezzella e Martinez Quarta, con Caceres prima alternativa alla Kroldrup.
A centrocampo ci sono le maggiori differenze. Non c'è un Liverani o uno Zanetti, ovvero un regista capace di far girare la squadra con i tempi giusti. L'unico giocatore in rosa in grado di adempiere a tali mansioni è Pulgar, in misura minore anche Borja Valero. Duncan e Amrabat sono centrocampisti di quantità che possiamo accostare a Brocchi, Donadel o Kuzmanovic, mentre Montolivo è difficilmente assimilabile per caratteristiche a Castrovilli e Bonaventura.
Diverso il discorso per quanto riguarda la maglia di esterno destro. In quella zona ci sono stati interpreti diversi, come Jorgensen, Santana e Marchionni. Oggi c'è Callejon, che magari avrà meno corsa rispetto alla sua miglior versione, ma sul piano tattico e tecnico è di livello uguale o addirittura superiore ai tre predecessori. In attacco sorgono i dubbi principali. La prima Fiorentina di Prandelli aveva in Mutu prima e Jovetic poi due seconde punte capaci di creare occasioni per sé e per gli altri, dei veri e propri 9,5 più che dei 10. Oggi ci sono Ribery, cioè un attaccante esterno, e Kouame, ovvero una seconda punta che però sembra garantire meno gol. Infine la casella del centravanti: Prandelli ha ottenuto ottimi risultati a Firenze anche grazie ai tanti gol di Toni e Gilardino, oltre che al buon contributo offerto da Pazzini. Oggi, però, né Cutrone né Vlahovic offrono la certezza di raggiungere la doppia cifra di gol al termine della stagione.
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