Spalletti che penserà?
—Già. l'Italia. Il Bel Paese, ma anche la Nazionale. Che attualmente, verso Euro2024 e il Mondiale 2026 (questo può essere un obiettivo verosimile per il 16 viola), è allenata da quel Luciano Spalletti che tra i nomi giovani interessanti ha indicato, con Kayode, anche quello di Ranieri. "Sono venuti fuori giovani forti", ha detto il ct il primo giorno del nuovo anno. Ma il tecnico di Certaldo, ormai si sa, è uomo molto attento ai valori e ai comportamenti. E allora se ti permetti di dare del miracolato a Paredes, campione del Mondo in carica con l'Argentina, se fai brutto a Beltran e Ikoné dimenandoti in maniera sguaiata contro l'Udinese perché non ti fanno il movimento giusto, se dai in escandescenze contro quello che lo stesso Spalletti ha definito tra il serio ed il faceto "il nostro Bellingham", non ti stai mettendo esattamente in luce ad occhi come i suoi.
Guarda Di Lorenzo
—Stiamo parlando dell'allenatore che ha fatto Di Lorenzo capitano del Napoli perché in grado di mantenere la calma con gli arbitri e con i compagni, i quali gli mostrano un rispetto assoluto anche se non è il più anziano in termini di presenze. C'è un confine labile tra avere leadership in maniera esuberante e sfociare nella piazzata, e questo confine Ranieri, a Budapest, l'ha oltrepassato. Meglio allora essere un leader calmo, come sosteneva Abraham Lincoln: "Se un uomo è deciso a dare il massimo di se stesso, non ha tempo da perdere in liti personali. E non può permettersi di addossarsene le eventuali conseguenze, come perdere la calma e il self-control". Forse anche Lincoln avrebbe ascoltato Neffa...
Postilla: l'episodio ha ricordato molto quanto accaduto poco più di un anno fa tra Barella e Lukaku nell'Inter. Anche in quel caso, durante una gara in casa della Sampdoria, i due vennero a parole forti ("Basta! Basta! Non si fa così. Fanc***, figlio di p***"). Anche Barella è un fumantino e Lukaku non si fa certo mettere i piedi in testa, ma lo screzio, com'è naturale, è rientrato rapidamente in nome della squadra e degli obiettivi comuni. Come è stato e sarà anche per Ranieri e Bonaventura, due generazioni diverse ma lo stesso sogno azzurro per l'estate.
Grazie al collega Niccolò Meoni per quest'ultimo spunto
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