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L'imbucata

La partita di Budapest e il B&B viola

Matteo Magrini l'imbucata
Dalla partita di Budapest emergono alcune considerazioni relative a due giocatori: Beltran e Barak. Due iniziali che evocano grandi ricordi...
Matteo Magrini

Il B&B viola

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Visto che va tanto di moda, oggi voglio parlare di B&B. Cosa c'entrano con la Fiorentina, vi chiederete? Nulla, e infatti non scriverò di alberghi e affitti brevi, di abitazioni trasformate in alloggi per turisti e di leggi o proposte per limitare un fenomeno che sta via via spolpando di residenti il centro di Firenze. No. B&B, in questo caso, sta per Beltran&Barak. Le due facce belle di una medaglia viola che, a Budapest, non ha esattamente brillato. Anzi. Le solite dormite difensive, le immancabili letture sbagliate a livello individuale, le distrazioni in area di rigore e (soprattutto) sulle palle da fermo. E poi una manovra troppo spesso lenta e impacciata, attaccanti esterni che non saltano mai l'uomo, un centravanti che ha sì trovato il gol (e speriamo possa sbloccarlo mentalmente anche se lo sguardo nell'intervista post partita non faceva sperare granché) ma che nel gioco con e per la squadra continua a dare poco o niente. Restano il carattere e la voglia di non mollare mai, la capacità comunque di trovare quattro reti e, appunto, Beltran e Barak.

Beltran

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Partiamo dal primo. La riflessione di partenza non può che essere quella legata al suo acquisto e, in particolare, al fatto di averlo preso con la convinzione di aver portato a Firenze una prima punta. Le domande sono: com'è stato possibile? Quante volte è stato seguito? Con quali conoscenze si è scelto pensando di aver messo a disposizione di Italiano una prima punta? Qualcuno, forse, risponderà. Di certo c'è che il mister ci ha messo un paio di settimane a capire che giocatore avesse davanti: “Se devo fare un paragone mi viene in mente Baiano”, disse a fine agosto.


E se qualcuno ricorda il mitico Ciccio sa bene che tutto era, meno che un centravanti. Sapeva trovare la porta, eccome, in area era spesso determinante, come no, ma aveva bisogno di un punto di riferimento davanti per rendere al meglio. Proprio come Lucas. Il problema è che per tutta la prima parte di stagione la Fiorentina non aveva che lui e Nzola e, viste le enormi difficoltà dell'angolano, l'allenatore non poteva che schierarlo da “9”. Con l'arrivo di Belotti invece, la svolta, anche se nessuno poteva immaginare che l'argentino potesse diventare quello che è adesso. Una specie di De Bruyne che sa fare il Mkhitaryan così come può giocare da seconda punta/trequartista alla Julian Alvarez.

“Ha fatto tre/quattro ruoli”, ha detto Italiano giovedì sera dopo la gara col Maccabi. Vero, ed era già successo contro la Lazio quando, di fatto, ha giocato da mezzala. E così oggi i viola si ritrovano con un diamante sicuramente da sgrezzare, ma con potenzialità enormi. Un acquisto più che azzeccato insomma, anche se non è il calciatore che qualcuno pensava. Ecco. Semmai sarà bene tenerlo presente in estate, quando Nzola probabilmente sarà ceduto e bisognerà decidere che fare con Belotti. Vedremo che scelte verranno fatte ma, magari, non si costruisca la squadra pensando di fare di Beltran il centravanti titolare.

Barak

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E poi Barak. Uno che a gennaio aveva espressamente chiesto di essere ceduto (è stato vicino al Napoli ed aveva poi già trovato un accordo col Cagliari) perché, come ha spiegato il tecnico, “Antonin è un ragazzo che soffre quando non gioca”. Eppure, senza dire una parola o senza sbagliare il minimo comportamento, il ceco si è rimesso a lavorare e anche giovedì (non è la prima volta) si è fatto trovar pronto. Per questo merita tanti applausi. Perché ha vissuto un'estate complicatissima, perché ha giocato pochissimo ed è stato “costretto” a restare per l'incapacità del club di prendere un altro uomo offensivo e, nonostante tutto, è sempre lì. Vivo, e capace di incidere quando viene chiamato in causa. È lui insomma, l'esempio da seguire. Se davvero la Fiorentina vuol giocarsela fino alla fine su tutti i fronti infatti, ogni giocatore deve sentirsi coinvolto e, senza mettere il muso, scaricare sul campo la rabbia accumulata in panchina. Soltanto così, i viola, possono pensare di restare in corsa. Altrimenti, o prima o dopo, i limiti della rosa avranno la meglio sulle idee dell'allenatore e la stagione non potrà che finir male.

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