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Marchionni a VN: “Vi racconto Palladino. Lo conosco, non si farà sfuggire la chance”

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Sono le ore di Palladino, e noi ce lo siamo fatto raccontare da un ex viola che ha condiviso lo spogliatoio con lui
Federico Targetti
Federico Targetti Redattore 

Due anni assieme al Parma, quel Parma di Donadoni che faceva faville in Serie A mostrando ogni domenica i colpi di Cassano, gli inserimenti di Parolo, i gol di Amauri. In quella rosa c'erano anche Raffaele Palladino, ormai prossimo all'annuncio come nuovo allenatore viola, e Marco Marchionni, che in viola ci ha giocato per tre anni proprio prima del suo ritorno nei ducali. Violanews ne ha approfittato per parlare con Marco, nel frattempo divenuto allenatore con esperienze in Carrarese, Foggia, Novara e Potenza, chiedendo qualche parere sulla stagione gigliata e soprattutto sull'ex compagno e oggi collega.

Marco, ci racconti un po' Palladino per come lo hai conosciuto a Parma? 

Raffaele prima di tutto è una brava persona, aveva la sua personalità e sapeva quando tirarla fuori. Se ripenso a lui, sì, aveva e quindi sicuramente ha ancora oggi tutte le qualità per fare l’allenatore a grandi livelli.


Ce ne dici una che secondo te lo contraddistingue come tecnico?

⁠La cosa che mi ha colpito di più è il suo modo di stare in panchina, la sua pacatezza abbinata alla determinazione nel far giocare la squadra a calcio attraverso un gioco corale. Il suo Monza lo ha rispecchiato molto.

Sicuramente in riva all'Arno gli verrà chiesto di portare avanti il lavoro di Italiano anche in Conference League, per te è pronto per le competizioni internazionali?

Soltanto il tempo e il campo ci diranno se sarà pronto o meno, ma sono sicuro che metterà tutto se stesso in questa nuova avventura perché è un'occasione unica per lui, e che per come lo conosco io non se la farà sfuggire, farà di tutto per migliorare il lavoro di Italiano anche se sappiamo tutti cos’ha fatto Italiano per la Fiorentina.

Quindi Italiano è promosso. 

Ad Italiano va detto solo grazie, bisogna fargli i complimenti per quello che ha fatto. E’ riuscito a fare un gioco e una mentalità vincente alla squadra e ha saputo coinvolgere tutta Firenze nel suo “progetto sportivo” fatto di gioco, passione, determinazione e tanto entusiasmo.

Un'ultima cosa. La Curva ha contestato: visto che Prandelli parlava di "due velocità" fra squadra e dirigenza, tu hai mai percepito questa discrasia? 

Firenze è una città passionale quindi il mio ricordo è solo bello e positivo. I tifosi riuscivano a darti quella carica in più che serviva per scendere in campo. Se hanno contestato, è perché volevano fortemente un trofeo essendo arrivati in fondo per 2 volte consecutive e ci tenevano a vincere qualcosa.

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