Finalmente Belotti
—Oggi però (dopo quattro centravanti, e circa 50 milioni spesi di soli cartellini più gli ingaggi) Andrea è finalmente a Firenze e pazienza se nel frattempo tanti quattrini sono volati (più o meno invano) dalla finestra. Del resto, “i soldi non sono un problema”. Resta semmai un pizzico di rammarico e di rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e che non è stato ma adesso vale la pena mettere da parte il passato, e pensare al presente. Lo scrivemmo subito, e siamo felici di ribadirlo: prendere Belotti a gennaio, in mezzo ad un mercato a dir poco deludente, è stata un’ottima idea. E quanto successo tra Lecce e la gara col Frosinone ne è stata la piena dimostrazione.
Avere un centravanti vero...
—L’ex bomber del Toro infatti (ri)porta alla Fiorentina e al suo allenatore tutto quello che mancava dai tempi di Vlahovic. I gol sporchi, prima di tutto. Quelli che la punta sa crearsi anche da solo in area di rigore, aggredendo con ferocia ogni pallone che transita dalle sue parti. E poi ancora. Lavoro spalle alla porta, pressione sui difensori avversari, sponde, spazi occupati. O pensate che sia un caso che anche uno come Ikoné, all’improvviso, abbia tirato fuori una prestazione convincente? Già. Avere un centravanti vero permette infatti anche a chi gli sta attorno di esprimersi al meglio. Vale per Ikoné, per Nico e, ne siamo certi, varrà anche per Beltran e Bonaventura. Ovvio però, che il tema principale sia il gol. Gli attaccanti servono a quello e la partita col Frosinone ha chiarito una volta di più quanto sia determinante avere un giocatore che stappi le gare. Non era partita benissimo, la Fiorentina, ma grazie al timbro di Belotti (alla prima occasione buona) ha messo la strada in discesa. E questa squadra, si sa, quando passa in vantaggio diventa una bega per tutti.
Questo è l'inizio
—Bene così insomma, pur con la consapevolezza che serviranno altre conferme (già a Bologna si avranno risposte più chiare), sperando che da domenica i viola abbiano davvero iniziato la risalita. Il precedente, da questo punto di vista, è incoraggiante. Anche l’anno scorso infatti, nel momento più difficile, Italiano seppe ripartire. Perché il mister è uno che non si arrende mai, perché nonostante in tanti sostengano il contrario ha sempre idee nuove nel cilindro e perché ha educato il gruppo ad odiare la sconfitta e, soprattutto, ad andare sempre oltre i propri limiti. Se poi può contare addirittura su un centravanti, allora diventa tutto un po’ meno difficile.
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