
Inizialmente il campo da gioco era uno solo poi arrivò il raddoppio e per i giovani viola che si allenavano al Padovani o sui campi confinanti dell'Affrico poter usufruire di una struttura tutta per loro fu un grande salto. Chi vi scrive ha frequentato nel 1968 (avevo 9 anni) un'intera annata i campini con il NAGC (nucleo addestramento giovani calciatori) allora sotto la direzione del Professor Cesare Chiti e Corrado Petrini affiancati in seguito da Zino Franci. Tra i miei compagni di ventura c'era Antonio Di Gennaro, il giocatore di quella covata che sarebbe diventato più famoso. Le partite erano off limits e i burberi istruttori insegnavano allo sfinimento solo la tecnica calcistica individuale, curando al meglio la preparazione fisica. "Il giardiniere Manetti - ricorda proprio Di Gennaro - non ci faceva mai andare nel secondo campo perché aveva paura che lo sciupassimo. Mi ricordo una volta che dovette intervenire addirittura Egisto Pandolfini per farci allenare perché Manetti non ne voleva proprio sapere di farci allenare nel secondo campo. E noi anche in seguito continuammo a fare i nostri allenamenti nel primo campo, quello vicino all'Affrico. Poi usavamo anche il Militare soprattutto dagli allievi in su".
Insomma, quello che poi sarebbe divento il tempio della prima squadra a fine anni '60 e per buona parte degli anni '70 era ancora la casa dei giovanissimi viola in pectore. Si allenavano appunto anche le squadre giovanili (giovanissimi, allievi, juniores e Primavera) e qualche partita veniva anche giocata la domenica mattina con il pubblico assiepato accanto alla linea laterale lato Affrico. La Primavera giocava invece al Militare, dove continuava ad allenarsi la prima squadra.
Solo diversi anni dopo, all'inizio degli anni '70, con l'adeguamento dei due campi e la costruzione di una tribunetta nel mezzo per i tecnici, i campini diventarono la casa della prima squadra, che abbandonò il Militare come sede di allenamento. "Allora - ricorda Orlando Mazzoni - il pubblico veniva sempre a vedere gli allenamenti ed era abbastanza normale dialogare con i calciatori e magari poi accompagnarli al Franchi a fare la doccia. A volte fra le due strutture c'era un Luna Park (come vedete nella foto in testa al pezzo) e il passaggio diventava un po' più complicato ma sempre fattibile". A volte avvenivano anche episodi negativi, come le forti discussioni tra tifosi e Agroppi, reo di non far giocare Antognoni. Di Gennaro aggiunge poi che "Quando ero a fare il secondo di Fatih Terim ci allenavamo sempre ai campini e i tifosi potevano seguire gli allenamenti liberamente".
Con l'arrivo dei Della Valle e la Florentia Viola in C2 si cominciò ad oscurare gli allenamenti per volere di Cavasin, che era subentrato e Vierchowod. Le restrizioni aumentano poi quando al timone dei viola arrivò Cesare Prandelli, geloso dei suoi metodi di allenamento come d'altronde tutti gli allenatori da quel momento in poi.
Ma qual è stata l'evoluzione della struttura? Già dalla primi anni 2000 con la Fiorentina ritornata nella massima serie la società voleva fare un adeguamento strutturare del centro, e dopo vari progetti presentati da parte della società viola e respinti dall'amministrazione comunale, finalmente il 5 ottobre 2009 la giunta comunale approvò un progetto presentato dalla stessa Fiorentina per la riqualificazione architettonica e funzionale dei "campini". I lavori durarono un anno e mezzo con i costi sostenuti dalla società del Della Valle e con l'inaugurazione della nuova struttura nel settembre 2011.

Nel frattempo, la squadra si allenavano a Coverciano. A fine giugno 2012 il Comune di Firenze e ACF Fiorentina fecero sapere che la convenzione sarebbe durata fino al 30 giugno 2022 e la struttura sarebbe poi tornata a completa disposizione del Comune. Come è noto, è stata prorogata di un anno fino ad oggi per permettere la fine dei lavori al Viola Park fortemente voluto da Rocco Commisso. Un'ultima dolorosa variazione avvenne nel marzo del 2018, a pochi giorni dalla scomparsa di Davide Astori, quando il Comune di Firenze intitolò il centro sportivo alla memoria del giocatore.

E da oggi cosa ne sarà dei campini? Lo scopriremo a breve, perché la Firenze sportiva e non ha a cuore questo spazio funzionale verde, via via diventato un centro all'avanguardia per la pratica sportiva. Sperando che non venga dimenticato da nessuno.
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