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La Nazione
L’ha mascherata dietro a un sorriso e a un fiume di aggettivi con i quali ha elogiato un’intera squadra che si è messa al suo servizio riuscendo a sopperire alle emergenze. Eppure la sensazione è che Vincenzo Italiano, nel bilancio di fine stagione sul rendimento dei suoi giocatori in zona rete, più che la cooperativa del gol avrebbe desiderato un centravanti «da 30 reti», come lo ha dipinto il tecnico. Aggiungendo che «lo avessimo avuto, staremmo parlando di un’altra cosa». Acqua passata, ormai: nessun intento di far polemica. Quello che ora conta è che, per le ultime tre gare di campionato e per la finale di Conference, la Fiorentina continui ad essere quella macchina che dopo 53 gare stagionali è riuscita ad arrivare in fondo al torneo europeo, a un passo dall’ultimo atto di Coppa Italia e in corsa in campionato, per una competizione Uefa. Il massimo che a inizio anno l’allenatore potesse desiderare, al netto di un attacco stravolto che ha salutato una coppia da 30 reti come Jovic e Cabral e che, in fasi diverse, ha visto arrivare Beltran, Nzola e Belotti ( 18 gol totali). La Nazione.
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