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La Nazione
Stefano Cecchi, sulle pagine della Nazione, ha esaltato le caratteristiche di Kayode. Ecco il suo commento sul giovane talento della Fiorentina:
Adesso, che amiamo dare un nome alle perturbazioni, il prossimo uragano su Firenze potremmo chiamarlo Kayode. Perchè Michael Olabode Kayode, in campo più che un terzino sembra un ciclone caraibico. Nato 19 anni fa a Borgomanero da genitori di origine nigeriana, il nostro ha l’incoscienza prepotente della gioventù, quando le cose difficili sembrano giochi da affrontare con il sorriso e i consigli alla prudenza sono fastidi da scacciare come mosche in estate. Per questo, quando sgasa palla al piede, sembra inarginabile a ogni ipotesi di contrasto. Inarginabile perché illeggibile nelle sue traiettorie proprio grazie alla sua fantasia di adolescente prestato al mondo adulto del calcio. Certo, per mettersi in mostra ha avuto bisogno di avere dalla sua cecità e crudeltà. La cecità è quella dei dirigenti della Juventus, che dopo averlo accolto nelle giovanili a 8 anni, a 15 lo lasciarono andare perché non convinti del suo talento. Lui non si perse d’animo («Invece di lamentarmi ho sempre preferito far parlare il campo», dirà poi), ricominciando dal Gozzano in serie D. E fu proprio nella squadra novarese che lo notarono i dirigenti viola. La crudeltà è invece quella degli infortuni in serie che sono avvenuti attorno a lui. Prima quello a Niccolò Pierozzi, altro terzino di belle speranze made in Florence che doveva essere il sostituto di Dodo; quindi quello gravissimo del brasiliano, destinato a restare fuori per mesi.
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