Statistiche da migliorare
—A proposito di reti, Belotti ne ha appena una all’attivo nei 655’ minuti giocati in viola sommando il “grosso” (549’) della Serie A e il parziale (106’) forzatamente esiguo in Conference League: troppi minuti e pochi i gol in un rapporto che non lo soddisfa. Più lui che la Fiorentina e i tifosi a dire il vero: la riprova dell’una sta negli apprezzamenti reiterati di Italiano per il contributo tecnico e agonistico garantito dal “Gallo”, quella degli altri è rappresentata dagli applausi scroscianti che tutto il “Franchi” in piedi ha riservato all’attaccante in prestito dalla Roma al momento della sostituzione al 90esimo proprio contro i giallorossi. Era il riconoscimento per essere stato il migliore in campo tra i suoi, aver servito l’assist a Mandragora e conquistato un calcio di rigore (poi sbagliato da Biraghi). Andrea Belotti è anche e soprattutto questo. Nei due mesi finora a Firenze, con i consueti slanci di generosità e di palloni e azioni per i compagni, tant’è vero che lo stesso allenatore siciliano l’ha schierato titolare in sei occasioni su sette in campionato, dopo il debutto nel secondo tempo con i Leccce, e l’ha fatto iniziare dalla panchina soltanto a Budapest nell’andata contro il Maccabi Haifa. Non al ritorno con risultato e qualificazione ancora in bilico. Ma a lui, a Belotti, non basta. Vuole di più. Vuole un gol, meglio se subito contro il Milan quattro anni e mezzo dopo: l’appuntamento è per domani sera.
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