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Ferrara prescrive la cura: “Serve l’antidoto alla sindrome di Praga”

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La "sindrome di Praga". Questa è la patologia che Benedetto Ferrara, nelle vesti di dottore, vede aleggiare ancora nella squadra viola. Perchè, a lungo andare, questo approccio non è sostenibile?
Redazione VN

Benedetto Ferrara, ospite al programma Pentasport di Radio Bruno, analizza così la situazione della Fiorentina alla viglia della partita più importante della stagione:

I motivi della non continuità della Fiorentina sono tanti. Ricordiamo che la classifica di gennaio era virtuale, con una classifica molto corta, ma, effettivamente, eri lì. Ma, quando una società, alle richieste del mister, non risponde e, perdi giocatori importati come Nico e Kouamè, la tua classifica si conforma, inevitabilmente così come è. Eppure, il quarto posto di gennaio avrebbe dovuto creare un'onda abbastanza alta di entusiasmo da coinvolgere l'allenatore, la società e i giocatori. La vittoria di almeno una delle due coppe, oltre al valore simbolico, scaccerebbe via ogni discussione di questo tipo. Credo che, a causa di tutte queste situazioni, si sia incrinato più di un qualcosa nello spogliatoio. E' cambiato anche, in parte, l'atteggiamento dell'allenatore. Nel finale contro il Genoa, Italiano mette 3 centrali per non cercare di perderla; ad una squadra, costruita per essere sempre propositiva, cambiare così tanto l'atteggiamento, non so quanto possa fare bene a lungo andare alla rosa. La Fiorentina, sotto questo aspetto, soffre ancora de "la sindrome di Praga", per la quale serve un vero e proprio antidoto. La paura ossessiva di subire quel gol nel finale è giusta nelle adeguate dosi. La troppa preoccupazione, contrae, inevitabilmente, offensivamente la squadra, che però, non si può permettere una soluzione del genere, quando soffri di tutti questi problemi in attacco. Domani dove ti giochi, a tutti gli effetti la stagione, hai bisogno delle reti, di essere offensivo e di essere la vera Fiorentina. La Fiorentina ha le carte in regola per fare il bis sia in Europa che in Coppa Italia; non esistono avversari insormontabili, il peggior nemico della Fiorentina è se stessa. A volte, l'assenza di un vero e proprio leader in campo, si fa sentire. La squadra appare come arrivata al capolinea, ma non è vero, e lo sanno anche i giocatori che domani si giocano tutto. La troppa pressione su Belotti? E' un trentenne con esperienza sulle spalle. Italiano non ha osato troppo a caricarlo; d'altronde, domani sta a lui essere decisivo per la Fiorentina in primis, ma soprattutto per lui e per il suo futuro nella squadra e in nazionale. Domani la partita si vince abbinando la saggezza al coraggio.


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