La linea è tracciata ed è quella della pace armata. Alla fine ci sono volute meno di 48 ore alla proprietà viola per decidere le sorti di Stefano Pioli. Il tecnico resta, ma - come scrivevamo pochi giorni fa- è un dead man walking. Indipendente da come finirà la stagione, l'allenatore emiliano lascerà Firenze. Il toto nome già impazza.
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Pioli e la squadra con le spalle al muro: siamo alle solite
Con il comunicato di ieri la Fiorentina ha, di fatto, dato la colpa a Pioli e ai giocatori. Gli errori li hanno commessi, ci mancherebbe, ma gran parte della responsabilità ricade su chi ha costruito la squadra
Duro, durissimo il comunicato pubblicato lunedì sera dalla Fiorentina. La traduzione è semplice: Pioli (soprattutto) e i giocatori sono stati messi con le spalle al muro. L'attuale decimo posto in classifica è solo ed esclusivamente colpa loro. La società chiede il rispetto per la maglia e l'impegno che "deve essere totale da parte di tutti". Il gruppo, quindi, viene rimproverato di non dare il cento per cento in campo.
Ancora più acerbi i toni nell'ultima parte della nota. I vertici viola si rivolgono a Pioli, chiamato a "gestire questo momento con la competenza e la serietà che ha dimostrato nella prima parte di campionato". Anche in questo caso la traduzione è facile: dall'inizio del 2019 il tecnico ha guidato la squadra senza professionalità. L'accusa è pesante.
La proprietà è convinta di avere una squadra forte. Sarà anche così, ma la triste realtà racconta, purtroppo, di un anonimo e grigio decimo posto e di un campionato finito da settimane.
Insomma: siamo alle solite. Corvino gode ancora della fiducia di Diego e Andrea Della Valle e, soprattutto, la colpa è sempre degli altri. Pioli e i giocatori hanno commesso tanti errori, ci mancherebbe, ma gran parte della responsabilità ricade su chi ha costruito la squadra. Volano gli stracci, non certo il modo migliore per preparare la semifinale di Coppa Italia.
Tra meno di due mesi finirà l'esperienza viola dell'allenatore parmense. La Fiorentina ricomincerà da zero per l'ennesima volta. Continuità, questa sconosciuta.
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