Che tipo di allenatore è
—"Ho avuto tanti allenatori in carriera, bravi e meno bravi, sono sempre stato un curioso e ho preso qualcosina da tutti. Ho il mio stile e voglio andare avanti con le mie idee, ma ci deve essere condivisione e dobbiamo trasmettere qualcosa ai ragazzi. La mia filosofia è giocare, ma parte tutto dalla competizione, è inutile essere bellini e basta".
Sul Viareggio
—"Mi aspetto di competere, una cosa che in Australia ancora non hanno forte in testa nei ragazzi, a differenza nostra. Mi faceva piacere portarli qua perché così possono confrontarsi con ragazzi della loro età, con differenti culture e capiscono cosa devono fare per diventare calciatori. Diventare calciatori è difficile, ci saranno tanti scout e procuratori, potranno mettersi in mostra. L'aspettativa è di provare a vincere tutte le partite e di non avere rimpianti quando saliremo sull'aereo per tornare in Australia. I ragazzi stanno vivendo un sogno, non sono mai stati in Europa, sono entusiasti e si sente un'energia diversa. Sono venuto proprio per questo e ringrazio chi ci ha consentito di essere qua. Ho studiato il giusto le avversarie, siamo focalizzati su quello che dovremo fare, i ragazzi devono andare in campo e fare quello che sanno fare. Favorite? Empoli, Sassuolo, Fiorentina, un paio di straniere molto forti, la Rappresentativa Serie D. Noi giochiamo abitualmente contro squadre dell'equivalente della nostra Serie C, siamo abituati a competere contro gli uomini e non i ragazzi. Sono curioso di vedere cosa sapremo fare".
L'Australia e Alino
—"In Australia le strutture sono molto più avanti rispetto a noi, ci sono campi di allenamento e stadi migliori dei nostri. Ma il calcio italiano ha sempre fascino, ci sono troppe polemiche ma è anche il nostro bello, credo che il calcio australiano debba imparare molto dal calcio italiano e europeo. Mio nonno Rodolfo Becheri? Dopo tutto quello che ha fatto per il calcio pratese, è una vergogna che da quando è morto non ci sia stato un ricordo. Il talento non è abbastanza se non lavori duro, fino a 19 anni ero il migliore talento italiano ma giocavo ancora in C2, servono entrambe le cose, poi un sinistro come il mio è natura. Io vivo il presente, ho iniziato ora a allenare e ho una grandissima opportunità, allenare giovani di valore in una struttura futuristica, è una buona partenza per capire anche se mi piace fare l'allenatore e per adesso mi piace molto, anche se qualche collega mi ha detto che sono troppo felice per allenare!".
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