Il restauro del Franchi così come è stato pensato è un’idea sbagliata, un’operazione urbanisticamente assurda che avrà pesanti ricadute economiche sulla Fiorentina, sui tifosi e sui bilanci della città. Sono più di due anni che lo sto dicendo, ora se ne stanno accorgendo tutti. O quasi. Deo gratias. Ci voleva l’annuncio di Nardella: “La Fiorentina non potrà giocare per due campionati al Franchi”. Parole dette con leggerezza, come se non fosse una cosa di una gravità assoluta, per accendere i riflettori su una vicenda purtroppo mai affrontata con la dovuta analisi e troppa superficialità. Quasi come se tutti si fossero fidati delle promesse e delle parole del sindaco, dei suoi convegni e di suoi plastici, senza fare un’analisi approfondita e seria dei benefici (pochi), dei problemi (tanti), dei disagi (enormi) e dei costi per i bilanci cittadini (cospicui) di questo restauro fuori dalla logica. Purtroppo ormai è andata così e temo che neppure il sottosegretario Sgarbi, con le sue giuste contestazioni (“Non si rispetta il Nervi”), riuscirà a correggere la rotta. Ora però c’è fermento e reazione in tutto il mondo viola e il perché è molto semplice. S’è finalmente capito che la Fiorentina dovrà giocare lontano da Firenze per un campionato intero e per altri due mezzi campionati. Quindi anche dire due anni è sbagliato, i lavori condizioneranno ben tre campionati se le previsioni del sindaco (sempre ottimistiche) saranno reali e se, soprattutto, i lavori rispetteranno la strettissima tabella di marcia prevista. Pensare che i due anni possano anche diventare tre o di più non significa essere pessimistici, ma realistici. Un danno enorme. Comunque, rimanendo ai due anni, è una vicenda di una gravità assoluta per un restauro che alla fine sarà comunque qualcosa di aggiustato e che non porterà alcun utile alla Fiorentina che, come detto milioni di volte, avrebbe dovuto avere uno stadio di proprietà per alzare il fatturato come stanno facendo tutte le più importanti società europee.
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Tre stagioni condizionate, disagi e perdite economiche: che sbaglio il restyling
Dove giocare? Zero soluzioni dall'amministrazione
—Due anni senza Fiorentina a Firenze è qualcosa di dirompente, ma presto si capirà anche come sarà stravolto il quartiere di Campo di Marte con una colata di cemento per il centro commerciale annessi e connessi, i disagi per tutta la città. Per poi ritrovarsi alla fine uno stadio che non assomiglierà più per niente alla bellezza del Nervi (e qui mi chiedo come sia stato possibile autorizzare una cosa del genere), ma non sarà neppure uno stadio all’avanguardia come Firenze avrebbe meritato e probabilmente avrà ancora dei settori scoperti. L’idea di continuare a tenere nel cuore della città uno stadio è la madre di tutti gli errori e un’operazione di assoluta retroguardia politico-amministrativa quando c’era un privato che lo stadio l’avrebbe fatto volentieri a sue spese in un territorio più adatto come la Piana. Ma su questo tornerò fra poche righe. Rimaniamo ai due anni senza Fiorentina. Ad oggi nessuno sa dove andrà a giocare (Empoli? La Spezia? Modena?), ma c’è un anno di tempo per decidere. Comunque saranno almeno tre campionati penalizzanti per la Viola sia dal punto di vista sportivo che economico. Tre anni fatti di trasferte continue, di allenamenti precari alla vigilia delle partite, dentro stadi sicuramente più piccoli che non potranno ospitare per intero lo straordinario Popolo Viola. Che creeranno comunque difficoltà di spostamento anche alle tifoserie. Tre campionati sportivamente condizionati, ma anche economicamente penalizzanti. Si calcola che l’incasso al botteghino possa perdere un buon quindici per cento dei 12 milioni di oggi. Ma poi andranno calcolati i problemi della cartellonistica e tutto il resto, le spese per le trasferte e gli affitti agli stadi o allo stadio prescelto. Se, come si spera, la Fiorentina continuerà a giocare in Europa è già stabilito, invece andrà a Sassuolo, stadio con la licenza Uefa. Pensate che giravolte. Anche per questo vedo la superficialità con la quale si affrontano le questioni da parte degli amministratori. Nardella non ha neppure offerto una soluzione possibile, non s’è proprio preoccupato di dare una casa provvisoria ai viola. Giani insiste su Castello senza conoscere tutte le normative piuttosto severe e le condizioni richieste dalla Lega Serie A per concedere le licenze agli stadi che devono avere requisiti di sicurezza, di accessibilità e di fruizione di un evento che deve essere mandato in diretta nelle tv di tutto il mondo. Giocare nel campo dei carabinieri a Castello? Neanche fosse una squadra di Promozione…Spero soltanto che non si vogliano sperperare altre decine di milioni per adeguare lo stadio dei carabinieri di Castello, sarebbe un ulteriore delitto amministrativo.
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Rocco lo stadio voleva farlo davvero
—Qualcuno si chiederà perché si è arrivati a tanto, a un restauro che costerà 200 milioni di soldi pubblici, il settanta per cento dei quali i fiorentini dovranno restituire all’Europa, quando c’era un presidente come Rocco Commisso che lo stadio lo voleva fare di tasca propria. Ieri Nardella ha ribadito che non è vero che lo stadio a Rocco non l’hanno fatto fare loro, ma nessuno ha dimenticato quando il sindaco perentorio disse “non si farà mai fuori dai confini del comune di Firenze”, lui che è anche sindaco della città metropolitana. E poi quando Rocco stava per comprare l’area di Campi gli dissero chiaro e tondo che ci sarebbero voluti decenni per fare le opere di urbanizzazione e i collegamenti viari, che non erano previsti, che l’Autostrada non avrebbe fatto l’uscita, tutti modi per smontarlo e dirgli che in Italia il suo fast fast fast non funziona e la politica comanda e indirizza come vuole. Alla fine s’è arreso. Un doppio danno per la Fiorentina e il Popolo Viola lo deve sapere. Danno perenne, senza stadio di proprietà non si alza il fatturato e non arrivano risorse per il mercato e danni triennali sui bilanci e sul rendimento tecnico di una squadra con la valigia per tre campionati. E pensare che del Franchi fino al 2020 non fregava niente a nessuno. Cadeva a pezzi. Se Rocco avesse detto sì ai prezzi esosi dei terreni della Mercafir (il comune voleva spostare il mercato) e avesse fatto lo stadio dove lo voleva Nardella, il Franchi sarebbe ancora nel suo limbo del nulla. Poi la “genialata” dei fondi cultura del Pnrr gentilmente concessi dall’allora ministro della cultura Franceschini, amico o oggi ex amico di Nardella non s’è capito bene, che invece di pretendere interventi su altre cose più culturali, ha dato l’ok per lo stadio. Ma sarebbe bastato un restauro conservativo, magari per riportarlo alla bellezza architettonica degli anni venti per poi darlo in gestione al Quartiere per eventi, realizzando negozi e centri commerciali nella cinta muraria. Sarebbero bastati trenta milioni e il nuovo stadio, meraviglioso, per il futuro, sarebbe stato logico farlo a Campi o in altra sede idonea, a spese di Commisso, per la Fiorentina e per tutta la Toscana. Ovviamente con lo stadio nuovo la Fiorentina avrebbe potuto smettere oggi con il Franchi e trasferirsi domani senza perdere un minuto. Invece così due anni, tre campionati, fuori da Firenze. Non sappiamo ancora dove. Tre campionati di difficoltà, ma di questo nessuno si è mai preoccupato. L’importante è sbandierare che Firenze avrà il nuovo-vecchio stadio più bello d’Italia, una roba che suona come il reiterato annuncio “porterò le Olimpiadi a Firenze” del quale non si ricorda nessuno, ma che fu il punto più basso della politica del promettere e non del fare. Una vicenda con molti lati incomprensibili. Credo di non dire cose geniali, ma assolutamente banali. Il perché nessuno ci sia arrivato e si siano volute invece battere altre strade con una energia sproporzionata, sinceramente mi sfugge. Fra l’altro senza un dibattito pubblico preventivo, con una decisione calata dall’alto che soltanto adesso il Popolo Viola comincia a capire nei suoi contorni. Troppo tardi? Probabilmente, purtroppo…
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