L'imbucata

Pioli, un grande tecnico e non solo un grande Uomo. Lui e Italiano come pochi

Matteo Magrini l'imbucata
Torna a Firenze Stefano Pioli. Matteo Magrini ne tratteggia la figura di uomo ma anche quella di tecnico innovativo come pochi
Matteo Magrini

Uno di noi”, canta ogni volta la Fiesole. E il fatto che venga accolto così praticamente in tutti gli stadi e in tutte le città dove ha lavorato (da calciatore, da allenatore, o in entrambi i ruoli) vale più di qualsiasi altra considerazione. Parlare di Stefano Pioli insomma, significa parlare di un Uomo. E l'uso della U maiuscola non è puramente casuale. Serietà, onestà, lealtà, educazione, rispetto, professionalità. Ci fermiamo qua, ma potremmo continuare all'infinito. Questo è, il mister. Una persona dai valori veri, profondi, sinceri. Del resto, soltanto uno così avrebbe potuto sopportare quello che ha sopportato lui. Il riferimento (va da sé) è alla scomparsa di Davide Astori, e a come da un dolore impossibile da descrivere sia riuscito a tirar fuori una forza straordinaria. Da se stesso, e dai suoi giocatori di allora.

Detto questo però, penso sia giusto parlare anche di altro. Anche perché il rischio, altrimenti, è che di lui si parli sempre e soltanto come di un allenatore bravo soprattutto sul lato umano. Uno capace di tenere unito il gruppo, di saperlo gestire, di creare nella squadra il clima giusto per poter lavorare con profitto. Qualità importanti, sia chiaro, ma per quanto mi riguarda riduttive. Troppo spesso infatti si sottovaluta tutto il resto di Stefano Pioli. Parlo di conoscenze e di sguardo in avanti, di duttilità e modernità, di studio e innovazione.


Quando si parla di certi geni insomma, o quando si fa riferimento a determinate invenzioni tattiche, bisognerebbe ricordarsi (anche) di Stefano. E' la sua storia, a dirlo. E' quanto ha sempre proposto sul campo, a raccontarlo. La sua Lazio per esempio, è stata forse la prima squadra in Italia a far vedere quel “gegenpressing” che ha reso famoso nel mondo Jurgen Klopp. Per farla semplice: aggressione in avanti, e attacco in verticale il più veloce possibile. Un calcio “nuovo”, che oggi viene proposto da tanti altri mister. E poi ancora, a Firenze, è stato lui il primo a chiedere al terzino sinistro (anche all'epoca, Biraghi) di entrare dentro al campo, lasciando la fascia per creare nuovi spazi e nuove trame di costruzione dal basso. Un'idea che ha poi sublimato al Milan con Theo Hernandez, in una squadra che in questi anni ha trasformato in un vero e proprio laboratorio: 4-3-3, 4-2-3-1, 3-4-1-2, 3-4-2-1. Tanti moduli diversi, e tante idee: Adli trasformato da trequartista a regista, Loftus-Cheek schierato a supporto degli attaccanti, Calabria mediano. Una mente in continuo movimento, grazie alla quale Pioli ha quasi sempre tirato fuori il meglio dai suoi.

E non parliamo soltanto dello scudetto vinto nel 2021/2022. Certo, quello resta un capolavoro assoluto, ma guardando i valori in campo è riuscito praticamente sempre a mettersi dietro almeno una squadra teoricamente più forte del suo Milan. Un po' come ha fatto sta facendo Vincenzo Italiano con la Fiorentina. Si somigliano molto, da questo punto di vista. Hanno principi e filosofie magari diverse, ma sono accomunati dalla voglia di imporre sempre se stessi e di non restare mai fermi. Studiano calcio, cercano spunti dai colleghi e poi ci mettono del loro. Ecco perché, sulla carta, ci sono tutte le premesse perché al Franchi vada in scena una sfida divertente e spettacolare. Una partita a scacchi, tra due che sanno muovere le proprie pedine come pochi altri.

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