Un batosta. Perdere così, quattro a zero in casa, è qualcosa che fa malissimo, decisamente troppo per tutto e per tutti. In particolare per i tifosi viola che un’umiliazione del genere non la meritano mai, ma anche per come si era messa la partita. Partita stranissima che il risultato racconta a senso unico e che invece a senso unico non è stata.
L'editoriale del martedì
Nessuno fa gol: un bomber a gennaio o sono guai
Il punteggio è decisamente esagerato nelle proporzioni, purtroppo però la Fiorentina è ancora una volta nuda, e nonostante una prestazione ricca di cose buone, tutti i difetti evidenziati in questa prima parte della stagione sono tornati clamorosamente a galla contro una squadra più forte, più matura, più consapevole come la Lazio di quest’anno, tipicamente sarriana. La Fiorentina ha fatto la partita, ha giocato, ha creato diverse palle gol, alla fine una decina abbastanza nette, è stata veloce e pericolosa, ma s’è persa nei momenti decisivi per disattenzioni difensive (le prime due reti), ma soprattutto s’è persa quando il gol era da fare, davanti alla porta, davanti a Provedel.
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Senza gol è tutto inutile
E allora voglio banalizzare: se non la butti dentro è tutto inutile. Inutile la bella partita che abbiamo visto, il possesso palla, inutili le occasioni, inutile la personalità e la mentalità, il calcio moderno e divertente che predica Italiano. Gli antichi raccontavano che la vittoria perfetta era 1-0 frutto di un solo tiro in porta e di sicuro era una provocazione, cinismo al cubo, ma nascondeva una verità: se tiri quindici volte in porta, collezioni nove calci d’angolo, fai il sessanta per cento di possesso palla e tutto questo lavoro non porta al gol sono problemi, dolori, frustrazioni e batoste, appunto.
Il gol, questo sconosciuto
La Fiorentina fino ad oggi ha giocato quattordici gare ufficiali e in ben sette di queste non ha segnato. In campionato solo sette su nove gare, come la Cremonese. Un dato che fotografa una situazione che fino ad oggi Italiano non ha saputo risolvere e che difficilmente risolverà alla radice visto il rendimento leggermente in ascesa di Jovic, ma sempre lontano dalla sufficienza, l’evanescenza di Ikonè e l’ormai definitiva bocciatura di Cabral.
Chi li fa i gol?
Non Nico che ne ha sempre fatti pochi e quest’anno è alle prese con la tallonite. Idem Kouamè, l’attaccante recuperato, ma non goleador, ma anche Sottil (ieri sera assente) che fa il suo, ma la porta fatica a centrarla. Parlo del gol non per trovare scusanti. Una squadra che non segna evidenzia un problema, non è una giustificazione. Ma quando la tua idea di gioco è quella di andare ad attaccare in massa, quando hai la mentalità, quando nei primi minuti metti in difficoltà la Lazio, crei tre nitide palle-gol e Jovic fallisce un tiro a botta sicura centrando in pieno il portiere dopo pochi secondi, se poi si ripete Ikonè, se Jovic sbaglia ancora…è una litania. Se la Fiorentina avesse segnato in quell’avvio fulminante e un attaccante di medio valore almeno una di queste occasioni l’avrebbe sfruttata, forse saremmo qui a raccontare un’altra partita.
Non segni quando crei e metti in difficoltà l’avversario, fai tanto gioco e alla prima occasione l’avversario mette a nudo la tua fragilità difensiva. Questa è la sintesi della gara. Il gol di Vecino è clamoroso. Quanti ne ha fatti così, di testa, spizzando su angolo? E’ la sua specialità. Non l’avevano visto? Errore inaccettabile pagato salatissimo. La Lazio in vantaggio ha messo la gara come voleva, l’ha gestita soffrendo il buon calcio della Fiorentina, s’è difesa anche in maniera sporca con mille contatti-episodi, cercando di non fare alzare il ritmo (e l’arbitro c’è cascato), per sfruttare poi la straordinaria qualità dei suoi giocatori nelle ripartenze e negli spazi.
E adesso? Da dove ripartire?
E’ complicato. Una squadra che crea e non segna, che gioca e perde quattro a zero, rischia di andare in crisi di identità. Ma la strada è questa e la crescita della squadra nel suo complesso, il recupero degli infortunati e in generale una migliore condizione atletica, devono farti pensare che non sempre hai davanti la Lazio e che da lunedì prossimo a Lecce si possa ripartire. Certo, l’obiettivo Europa in questo momento è lontano, ma s’è giocato appena un quarto del campionato e la sosta per i mondiali deve aiutare la squadra, ma soprattutto la dirigenza.
E’ ormai chiarissimo che Cabral, dopo dieci mesi di attesa, non possa essere il centroavanti atteso. Bocciato. E’ altrettanto evidente che Ikonè sia evanescente al punto da diventare inutile. A questa squadra mancano i due attaccanti presi a gennaio per sostituire Vlahovic. Due acquisti costosi e sicuramente non ottimali. Il rapporto resa-prezzo completamente saltato e non intervenire a gennaio sarebbe un delitto. Succede. Non tutti i giocatori rendono in base alla loro storia, bisogna avere il coraggio di prestarli o di rivenderli per dare a Italiano un attaccante vero.
Se non fai gol è inutile continuare a giocare questo calcio brillante. Se non c’è chi trasforma tutto il lavoro è frustrante. Jovic è stata una scommessa e per ora è persa. Forse si doveva prendere una certezza, ma certe scommesse vanno portate fino in fondo. L’anello veramente debole è Cabral, muovetevi già da oggi per cercare un attaccante. Barone e Pradè erano a Bologna, se prendessero Arnautovic (per dire) saremmo a parlare di altre storie.
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