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EDITORIALE

La lezione di Oliver e Luca…e il valore di chi allena

Magrini
Tra le pieghe della vittoria viola di Budapest: come nasce l'exploit di alcuni protagonisti inattesi. Il nuovo articolo di Matteo Magrini per Violanews
Matteo Magrini

Premessa d'obbligo: incrociamo tutti le dita in attesa di conoscere nel dettaglio le condizioni di Nico Gonzalez perché per la Fiorentina, farne a meno, vorrebbe inevitabilmente dire ridimensionarsi. Del resto, sarebbe miope far finta di non vedere che l'argentino è l'unico giocatore capace, in questa rosa, di spostare gli equilibri. C'è Bonaventura, certo, c'è Arthur, ma il “22” ha comunque qualcosa in più. Perché gioca in una zona di campo dove da sempre, si decidono le partite e perché, appunto, fino a questo momento è stato l'unico attaccante in grado di segnare con continuità. Perderlo a lungo insomma (e già prima degli esami è facilmente ipotizzabile almeno un mese di stop) sarebbe un cazzotto nello stomaco difficile da assorbire. C'è il mercato, è vero, e l'auspicio che facevamo qualche giorno fa (ovvero che la società sappia assecondare il cammino della squadra) assume ancor più importanza, ma pensare di mettere le mani su qualcuno dello stesso valore di Nico è oggettivamente difficile. Si vedrà. Nel frattempo, come detto, incrociamo le dita.

Protagonisti a sorpresa

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Aperta e chiusa questa doverosa parentesi, è giusto concentrarci su un paio di ragazzi che in queste settimane stanno dando (a tutti) una grande lezione. Stiamo ovviamente parlando di Luca Ranieri e di Oliver Christensen, volti copertina della Fiorentina che a Budapest si è presa il primo posto nel girone di Conference. Il primo è stato decisivo segnando il gol dell'1-1 (e aveva già regalato il pareggio nella gara d'andata col Genk con una doppietta) ma anche con la solita prestazione fatta di tanta sostanza, grandissima attenzione e zero sbavature. Il secondo, ed era già successo la settimana scorsa col Parma, ha tenuto in piedi i viola nel momento più difficile con due-tre parate straordinarie. Una (bellissima) sorpresa, dopo che nelle prime apparizioni aveva lasciato dietro di sé un lungo alone di (giustificate) perplessità.


Il lavoro paga

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“L'anno scorso ero in difficoltà ma soltanto per colpa mia. Non ero pronto per giocare, sotto nessun punto di vista, poi col lavoro quotidiano sono riuscito a conquistarmi il mio spazio e adesso continuo a spingere per non smettere di migliorare”. Aveva parlato così Ranieri, alla vigilia. Parole che in molti, anche tra i suoi compagni, dovrebbero imparare a memoria. Ed ogni riferimento a chi proprio non riesce a ingranare (Brekalo, Ikonè, in parte Beltran, Mandragora) non è puramente casuale. In fondo, è la stessa lezione che Vincenzo Italiano va ripetendo fin dal giorno del suo arrivo a Firenze. Quella secondo la quale chi “spinge forte avrà sempre una possibilità”. Luca lo ha fatto e oggi, probabilmente, è il difensore più affidabile della Fiorentina. Stesso discorso per Christensen. Detto che serviranno ancora tempo ed altre conferme prima di potersi dire certi di aver trovato un portiere di livello, è giusto quantomeno sospendere (ed in parte correggere) il giudizio negativo che in tanti (io per primo) ne avevano dato dopo le prime, difficili, prestazioni. La sua storia tra l'altro ne racconta un'altra: investire sulle risorse umane, ed in questo caso sullo staff, è sempre una buona idea.

Italiano... e lo staff

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Aver portato al Viola Park un numero uno assoluto come Marco Savorani è stata una grande scelta, che adesso sta dando i suoi frutti. Si torna sempre lì. Al discorso degli investimenti che, di qualunque misura si parli, se fatti su persone di qualità non sono mai spese ma, appunto, soldi buoni per far crescere il proprio valore. Vale per gli allenatori (e basta pensare a Italiano), per i dirigenti (la competenza porta/porterebbe competitività), per i giocatori e per lo staff. Ranieri e Christensen insomma, possono essere presi ad esempio per i propri compagni, e raccontano quanto e quale sia il lavoro che il mister ed i suoi collaboratori stanno facendo sul campo. Un lavoro fatto di cura dei dettagli, studio, aggiornamenti continui, impegno 24 ore su 24. E' (anche) grazie a loro che giocatori che fino ad un paio di anni fa erano considerati fastidiosi esuberi son diventati preziose risorse ed è per questo che quando se ne dà una valutazione bisognerebbe fare lo sforzo di andare oltre i semplici risultati.

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