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L'editoriale del martedì

Italiano capolavoro fra coraggio e incoscienza Beltran la chiave, bentornato Jack

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L'editoriale di Enzo Bucchioni dopo la splendida prova della Fiorentina che ci riporta alle belle prove di qualche mese fa. Il genio di Italiano e le prove dei singoli che esaltano il gruppo
Enzo Bucchioni Editorialista 

E’ la vittoria di Italiano. E’ la vittoria delle sue idee, della sua cultura del lavoro, della tenacia, del suo coraggio che a volte rasenta l’incoscienza calcistica.

Nella notte più scura, nel momento più difficile, con il rischio di finire dentro una crisi senza ritorno, Italiano ha scelto la squadra più improbabile, con quattro attaccanti, Bonaventura e Arthur tutti assieme. Una squadra che nessuno di noi avrebbe fatto giocare, che nessuno si sarebbe mai aspettato. Questa squadra ha tirato fuori una delle partite più belle e spettacolari di questi anni viola, soltanto a farne un sintesi diventa impressionante: due gol, quattro pali, un rigore sbagliato, sedici tiri, tredici angoli. Un dominio costante senza perdere equilibrio tattico, un solo contropiede, un solo errore, che ha portato al gol, neanche una parata di Terracciano. Se siete alla ricerca della partita perfetta forse l’avete trovata.


Grande gioco di squadra

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Perfetta soprattutto mentalmente perchè certi livelli li raggiungi solo con una concentrazione costante e una organizzazione di gioco straordinaria, ma soprattutto perchè due episodi (il gol a fine primo tempo e il rigore sbagliato) potevano tagliare le gambe e togliere le forze e invece la Fiorentina ha saputo evitare anche queste trappole. La vittoria di Italiano, ma anche di un gruppo che crede fortemente in quello che fa, che aveva voglia di dimostrare che da un lungo periodo difficile (quasi due mesi) si può e si deve uscire solo ritrovando la compattezza. I problemi c’erano stati, a cominciare dalla mancata cessione di Bonaventura, le difficoltà post-infortuni, le polemiche per il mercato. Ma i momenti duri si superano se nei gruppi ci sono solidità morali e qualità umane prima che tecniche.

Se Italiano ha scelto una squadra che poteva sembra tatticamente folle vuol dire che il gruppo, il suo gruppo, gli ha dato l’ok, ha risposto andiamo avanti così, con quel coraggio e quel calcio che ci chiedi e sul quale lavoriamo da anni. E’ venuta fuori una partita incredibile, ancora più incredibile se rapportata a quella di una settimana prima a Empoli e a quelle dell’ultimo periodo che ci avevano raccontato di una Fiorentina stanca, senza idee, con le pile scariche.

I miei dubbi

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Anch’io, estimatore di Italiano da sempre e di lungo corso, ero stato colto dal dubbio che dopo due anni e mezzo vissuti oltre i limiti tecnici, la crisi potesse essere difficilmente risolvibile. Nelle difficoltà mi sarei coperto con un centrocampista o un difensore in più, avrei cercato un calcio più basico e meno complicato. L’ho scritto. E invece ha vinto ancora Italiano, ha avuto ancora ragione lui convinto che continuando sulla strada di quel calcio bello, ma difficile, la sua Fiorentina sarebbe tornata. E’ tornata ancora più bella, sempre corta, con un grande pressing collettivo, la palla fatta girare da destra a sinistra e viceversa, con un tocco o due tocchi, la difesa altissima, ma anche una rara capacità di mantenere un equilibrio costante.

E rinascita è stata per di più contro una Lazio in forma che aveva battuto il grande Bayern e il Toro a Torino, una dietro l’altra. Una Lazio contro la quale Italiano non aveva mai vinto. La squadra di Sarri asfissiata dal pressing, incapace di trovare spazi, non ha mai saputo ripartire, non è riuscita a dialogare, surclassata anche fisicamente dal ritmo viola. Ha piazzato solo un contropiede che altre volte sarebbe bastato: stavolta no.

La partita di Beltran

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Nella notte che ha esaltato il gioco e il collettivo paradossalmente sono venute fuori le prestazioni dei singoli. Comincio da Beltran che ha giocato una partita straordinaria per la sapienza tattica, sempre tra le linee, sempre al posto giusto, ora attaccante ora centrocampista, intelligente tatticamente, bravo tecnicamente e con grande gamba. Suo il tiro che ha costretto Provedel a una difficile respinta per il gol di Bonaventura. I venticinque milioni spesi stanno tornando.

Ma studiatevi la prova di Arthur, un regista antico e moderno allo stesso tempo, un giocoliere, come un ago sulla tela ha cucito tutta la manovra, buchi compresi, con un moto perpetuo e una grande lucidità. E’ andato perfino al tiro, cosa rara.

Il ritorno di Jack

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Quello che ci piace di più, però, è il ritorno da leader di Bonaventura. Temevano di averlo perso nella sua voglia negata di andare alla Juve, in un rapporto che sembra ai titoli di coda e invece l’uomo straordinario che abbiamo sempre conosciuto, ha saputo mettersi alle spalle le difficoltà, ha fatto prevalere il professionista, forse ha capito di aver sbagliato nel chiedere quello che la Fiorentina non avrebbe mai potuto concedere: alla Juve dopo Vlahovic e Chiesa anche no. Ma essendo persona seria, rieccolo qua. E poi, fra l’altro, il contratto si rinnova in automatico a due terzi delle presenze e ci dovremmo quasi essere.

Ma tutti hanno giocato una gran partita, dal giovane Kayode che ha fatto partire dalla difesa e chiuso col gol l’azione del pareggio, al furore del Gallo Belotti. Ma ha fatto il suo con dedizione perfino Sottil, sempre dentro la partita. E anche Nico sta tornando, rigori a parte. Il secondo rigore sbagliato non serve a giudicarlo, purtroppo succede: continuerà a batterli lui.

Una partita che rilancia tutto e tutti alla vigilia del momento più delicato della stagione, con tutti gli obiettivi a portata di mano. A questa resurrezione manca soltanto la prova della continuità per farci dire che la Fiorentina e tornata a stupire, a cominciare da sabato col Toro ferito, ma certe prestrazioni non nascono mai per caso: il lavoro, le idee, la tenacia, la serietà pagano sempre.

Chissà come sarà stamani il fegato di tanti, i Soliti Noti, che di fronte all’evidente periodo difficile, erano andati oltre prefigurando disastri, abbandoni, sfaceli, vendita della società, fine di un’era e di un allenatore già su un’altra panchina. Mai andare oltre se non si hanno le prove, poi quel fegato se lo dovranno mangiare. E il dispiacere mascherato l’ho già letto nei commenti cauti di stamattina, una prestazione così li ha messi al tappeto, difficile raccontarla. Ma soprattutto vorrei vedere le facce di quelli che continuano a non capire che Italiano è un grande allenatore.

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