
Ho un po’ di sassolini nelle scarpe da togliermi. Sono carico e determinato.
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LIVERPOOL, ENGLAND - NOVEMBER 25: Gian Piero Gasperini, Head Coach of Atalanta B.C. celebrates victory with Pierluigi Gollini, Rafael Toloi and Marten de Roon of Atalanta B.C. after the UEFA Champions League Group D stage match between Liverpool FC and Atalanta BC at Anfield on November 25, 2020 in Liverpool, England. Sporting stadiums around the UK remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)
Ho un po’ di sassolini nelle scarpe da togliermi. Sono carico e determinato.
Si presentava così Pierluigi Gollini appena 6 mesi fa direttamente dal ritiro di Moena. Un frecciata dura, senza un esplicito destinatario che però i più hanno voluto individuare in Gian Piero Gasperini. Un tecnico sotto la cui guida Gollini ha avuto le maggiori fortune della propria carriera ma con cui, nella parte finale della sua avventura all'Atalanta, ha avuto un rapporto a dir poco burrascoso. Tensioni che lo hanno spinto prima sempre più indietro nelle gerarchie, e poi lontano da Bergamo, direzione Tottenham, dove il rapper coi guanti non ha decisamente lasciato il segno. Una situazione che, poi, si è riproposta anche a Firenze, con Gollini che, fra prestazioni poco convincenti e tante panchine, è già con le valigie in mano dopo neanche una stagione. Come confermato dalle convocazioni per Fiorentina-Torino.
Potremmo chiamare così la tendenza di un calciatore di far vedere grandi cose sotto l'ala del tecnico di Grugliasco per poi non trovare il medesimo slancio (o crollare rovinosamente), appena lasciata Bergamo. E di giocatori che l'hanno sperimentata sulla propria pelle ne troviamo un'ampia letteratura. A partire da Caldara, capace di attirare su di sé le attenzioni della Juve, salvo poi passare al Milan subito dopo e finire nella girandola dei prestiti fino a quello allo Spezia di quest'anno. Senza mai ritrovare lo smalto nerazzurro. E dall'altra parte di Milano di esempi ne troviamo due: Gosens e Gagliardini. Il primo si era imposto alla Dea come uno degli esterni più performanti d'Europa, l'altro era il metronomo dell'Atalanta 2016-2017. Inutile dire che entrambi adesso si trovano ai margini del progetto tecnico interista. Per non parlare poi di Conti, treno inarrestabile con Gasp, calciatore sempre ai box via da Bergamo. E poi i vari Kessié (ultimissimo nelle gerarchie a Barcellona), Petagna, Barrow, Castagne, De Roon (rispedito alla Dea dopo appena una stagione in Inghilterra), Papu Gomez e Mancini. Con questi ultimi due che, forse, se la passano meglio degli altri.
Il fil rouge che accomuna tutti questi calciatori però sembra esser chiaro. Lasciati l'Atalanta e Gasperini, le promesse difficilmente vengono mantenute e il rendimento dei giocatori, nella migliore delle ipotesi, non entusiasma i cuori. E quello di Gollini è solo l'ultimo capitolo in un'ormai nutrita schiera di calciatori usciti da Bergamo e mai definitivamente esplosi. Insomma, quando l'allenatore nerazzurro ne manda via uno è difficile che si sbagli. E anche la Fiorentina ha dovuto pagar dazio alla legge del Gasp, facendo aumentare il rammarico per quel Vicario mollato in estate. Auguriamo Gollini di prendersi tutte le sue rivincite in futuro ma, per ora, i sassolini restano tutti nella scarpa.
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