Contro la Lazio la Fiorentina ha giocato una partita che ha fatto eccitare tutta l'Italia del pallone. Novità di formazione con i granata?
Continuità, è questa la nuova parola d’ordine della Fiorentina. Una normale conseguenza della straordinaria partita di lunedì scorso che non può e non deve rimanere un episodio isolato, una serata magica, ma deve essere un nuovo inizio quando la stagione sta entrando nel periodo decisivo. La ripartenza viola, chiamiamola così. Il gruppo è consapevole di tutto questo, i leader dello spogliatoio hanno parlato chiaro e i segnali di positività che avevamo raccolto nell’editoriale di una settimana fa si sono poi rivelati quasi profetici, evidenti sul campo. Era tutto vero. Le belle sensazioni che uscivano dal Viola Park, il ricompattarsi dello spogliatoio attorno a Italiano e al suo calcio, il traino dei leader come Biraghi, Milenkovic, Bonaventura e Ranieri, ma non solo loro, sono tutte cose che una dietro l’altra, hanno ricomposto il puzzle e sono servite a ritrovare una partita da Fiorentina vera dopo tanto tempo. E che partita. Gli elogi li abbiamo già fatti, chi ama il calcio ha goduto nel vedere una squadra capace davvero di giocare da squadra, nella fase difensiva come in quella offensiva, con un grande equilibrio nonostante che in campo ci fossero quattro punte più Bonaventura e Arthur. I Calcioti si vadano a rivedere la gara, forse capiranno cosa intende Italiano per difesa attiva, cosa significa difendersi attaccando alto, con il pressing. Chiedere alla Lazio che non è riuscita a giocare asfissiata dalle marcatura, ho visto spesso il laziale di turno in possesso palla circondato con ferocia anche da quattro viola. E con il movimento senza palla e i cambi di fronte, con gli scambi di prima in velocità, sono tornate anche le palle gol. Tantissime, come ai bei tempi.
La forza di un gruppo ritrovato
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Non so se la Fiorentina sabato a Torino riuscirà a ripetere una prestazione del genere, il livello è stato talmente alto che, dico la verità, fermo restando i principi di gioco, mi accontenterei anche di meno. Ma visto che questa squadra è in grado di raggiungere certe vette tecniche e tattiche, mi aspetto che riesca a stabilizzarsi a un livello alto, a trovare continuità di rendimento che poi è la chiave per fare risultato. Continuità appunto, come detto all’inizio. Il gruppo ha voglia di dimostrare ancora, ha voglia di centrare gli obiettivi sfuggiti l’anno scorso, o almeno di riprovarci fino in fondo. Le possibilità ci sono tutte con il recupero quasi completato di giocatori fondamentali come Nico, Bonaventura e Arthur, la crescita di Beltran diventato un riferimento importante, ma in generale tutto il gruppo sta meglio. E stanno tornando anche giocatori come Dodo, ma anche Castrovilli, che nel finale di stagione potrebbero portare energie nuove. Nessuna esaltazione, ovvio. La vittoria con la Lazio è servita a ripartire, a ridare consapevolezza, a dimostrare che le pile non erano finite come si temeva dopo quasi due mesi grigi, ma va messa nel magazzino delle cose belle. Sabato è un’altra storia, ora tutte le partite saranno storie a sé, da affrontare volta a volta con lo stesso atteggiamento, ma anche in maniera diversa. Il Torino è squadra molto fisica, non mi aspetto, ad esempio, la formazione sorprendente di lunedì. Penso che uno come Mandragora servirà e quasi sicuramente giocherà. Con questo Beltran raccordo fra centrocampo e attacco, quantità e qualità, Bonaventura potrebbe anche agire sull’esterno per poi accentrarsi e favorire le sovrapposizioni di Biraghi. Oppure restare in mezzo con Mandragora e senza Arthur. Lo vedremo. Vedremo anche come sta Quarta, se potrà recuperare.