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Donadel a VN: “Grazie Fiorentina, ora voglio allenare. Prandelli-Iachini, vi racconto”

Simone Bargellini

La nostra esclusiva con l'ex collaboratore viola: "Castrovilli può diventare un top player. Credo in Quarta e Igor. Vlahovic? Mai visto uno così"

"Sono abbastanza presuntuoso da considerarmi un fiorentino a tutti gli effetti. Vivo qui da quasi 20 anni e lasciare la Fiorentina non è facile". Dopo la separazione dal club gigliato, Marco Donadel si racconta a Violanews.com in una bella chiacchierata tra passato, presente e futuro.

"Ho incontrato Pradè nei giorni scorsi e abbiamo deciso insieme che la cosa migliore fosse separarsi. Non vedevo una crescita per me nella Fiorentina, dove avrei potuto fare solo il collaboratore in prima squadra oppure tornare nel settore giovanile. Vorrei fare l'allenatore in prima, ho appena concluso il corso allenatore Uefa Pro, mi piacerebbe lavorare con gli adulti o almeno con una Primavera in un ambiente diverso. Aspetto una chiamata".

Che tipo di allenatore sei?

"A tanti piace il calcio del dominio della palla, a me piace il dominio del ritmo. Con e senza palla, mi piace il ritmo alto. Un calcio veloce dove si provi a far gol in qualsiasi momento. Mi piace il Liverpool di Klopp, il Bayern Monaco, l'Ajax, adoro il Leeds di Bielsa. Abbiamo solo 90' per dare spettacolo, perchè non sfruttarli tutti?".

Facciamo un passo indietro, raccontami il tuo percorso...

"Ringrazio Vergine per avermi dato fiducia 3 anni fa affidandomi l'Under 16, è stata una bellissima esperienza e mi sono legato ad un gruppo (i ragazzi del 2004) che mi è dispiaciuto molto lasciare quando Pradè mi ha proposto di andare in prima squadra insieme a Prandelli. Ma era un'opportunità che non potevo rifiutare. E' stato bello e brutto, perchè i risultati non sono stati quelli sperati, poi mancava il pubblico negli stadi e le settimane si susseguivano soprattutto ad analizzare i problemi, è mancato vivere il rapporto con i tifosi, anche le contestazioni ti possono dare qualcosa. Io mi sono concentrato sul mio ruolo e ho appreso tantissimo sia da Prandelli che da Iachini, anche se sono allenatori molto diversi tra loro".

A proposito di Prandelli, cosa è successo?

"Sinceramente non avevo percepito che potesse succedere una cosa del genere. Quando ero giocatore, avevo vissuto il mister in maniera distaccata, nel rispetto dei ruoli. In questi mesi constatato questo grande attaccamento alla causa, vedevo che soffriva in modo particolare quando perdevamo ma è stata una cosa improvvisa e inaspettata. Le parole di Biraghi? Questi sono pensieri da calciatore e per esperienza ti dico che dentro uno spogliatoio ci sono pensieri diversi. Io l'ho vissuta dall'altra parte, confrontandomi ogni giorno nella saletta dello staff e voglio ringraziare sia Prandelli che Iachini per la considerazione che mi hanno dimostrato".

Hai lavorato a stretto contatto con la squadra, quali sono i reali valori della rosa?

"Ci sono dei potenziali top player che non si sono espressi del tutto. Secondo me Castrovilli è un giocatore che, messo in un contesto giusto e in una squadra che fa un gioco d'attacco, può ergersi a top a livello assoluto, per le qualità tecniche che ha. Ci sono giovani con prospettive importanti come Martinez Quarta e Igor, in cui credo molto. E poi ovviamente c'è Vlahovic. Stavo tanto con lui sul campo e mi ha colpito la velocità con cui apprende le cose, è incredibile. Non ricordo nessuno con la stessa mentalità, voglia di migliorare, sfrontatezza, cattiveria, è già un top player ma ha ancora margini enormi. Spero che rimanga a Firenze il più possibile perchè sarebbe un segnale straordinario".

Di Commisso che mi puoi dire? Firenze si aspetta che possa essere la stagione della svolta...

"E' così com'è, ti dà tutto se stesso. Ti dice le cose che pensa in maniera diretta, mi ero abituato a questa mentalità in Canada e per me è una cosa bellissima. Ha una passione incredibile e la sua presenza alla Fiorentina è sicuramente una garanzia. La cosa che mi sento di dire è che le divisioni che ci sono state in questi mesi nell'ambiente, colpa anche della pandemia, hanno un peso. Quando giocavo io il punto di forza della Fiorentina era essere uniti contro tutti all'esterno. Ho captato comunque nella società la voglia di non ripetere certi errori e fare delle cose importanti".

Il caos allenatore, tra Gattuso e Italiano, non è il migliore inizio. Che idea ti sei fatto?

"Si fa fatica a dare giudizi dall'esterno. Sicuramente ci mancano alcuni elementi per capire, perchè la storia di Gattuso dice che si è sempre distinto per scelte di moralità e correttezza. La Fiorentina dal canto suo ha fatto bene a tutelare i suoi interessi e mandare il messaggio che un club importante non deve scendere a patti con nessuno. Italiano ha un'idea di calcio molto interessante, ha fatto 3 miracoli in 3 anni di carriera. E' un tecnico giovane, cazzuto e che può crescere ancora, anche se in una piazza come Firenze dovrà affrontare dinamiche diverse da quelle a cui era abituato. Da sportivo mi dispiace che finisca qui la favola Spezia, ma la ritengo un'ottima scelta per la Fiorentina".

Credi che l'immagine della Fiorentina ne esca danneggiata?

"Nel calcio si dimentica in fretta, la mia speranza da tifoso è che dopo le prime 4-5 partite le cose vadano bene e le polemiche si possano mettere da parte".

Perchè tutti gli ex viola stanno lasciando la Fiorentina? Tu, Dainelli, forse Antognoni?

"Non credo che ci sia un disegno sugli ex viola. Ogni storia è diversa e io posso parlare della mia. Dainelli è uno dei miei migliori amici, posso dire che lui è un dirigente nato e che dimostrerà tutte le sue capacità. Ha fatto una scelta giusta. Lasciare la Fiorentina non è stato facile per noi. Per quanto riguarda Antognoni, mi auguro che possa rimanere e che gli possa essere assegnato un ruolo giusto, con la giusta autonomia".

Da ex giocatore, è davvero importante la presenza di una bandiera in società?

"Il calcio è bello perchè c'è una storia che sta dietro alla passione. Ci sono figure che da sole, anche senza parlare, possono trasmettere qualcosa non solo ai giocatori, ma anche ai tifosi, ai magazzinieri, far capire cos'è la Fiorentina. Antognoni ha vissuto tante epoche a Firenze, gioie e dolori, ha vissuto i Mondiali, rappresenta un valore. Se si riparte sempre da zero è più difficile costruire un'identità. E su questo vorrei dire una cosa..."

Prego:

"La mancanza di un'identità forte è, a mio avviso, il problema principale in questo momento alla Fiorentina. E' stato un errore inconsapevole, perchè mi rendo conto che sono state due stagioni piene di difficoltà e c'è sempre stato da pensare ad altro. E' giusto che una nuova proprietà porti la sua visione e la sua personalità, ci mancherebbe, però non si può azzerare l'identità. La Fiorentina deve incarnare il sentimento del tifoso viola, che è orgoglioso e anche un po' presuntuoso. Già dal settore giovanile dovresti trasmettere identità e attaccamento alle nuove pianticelle, che possano portare certi valori fino alla prima squadra. Come è capitato in questi anni alla Roma, all'Atalanta o all'Empoli. A Firenze nel settore giovanile ora ci sono solo allenatori che vengono da fuori e non conoscono a fondo la realtà fiorentina, come fanno a dare identità ai giocatori?"