Italiano lo sa, lui in particolare ci tiene salutare Joe e Firenze con un trofeo che diventerebbe anche un sigillo su un ciclo di tre anni che ha fatto crescere la Fiorentina, l’ha riportata in Europa e in alto in classifica. Sono queste le premesse di una sfida con il Milan dall’alto valore emozionale che vede, fra l’altro, il ritorno a Firenze di Stefano Pioli che sei anni fa ha vissuto momenti molto simili con la morte di Astori. Altrettanto improvvisa, altrettanto devastante. C’era lui sulla panchina viola, in campo Milenkovic e Biraghi. Sabato il clima sarà analogo, purtroppo. E la Fiorentina spera davvero di ritrovare subito la stessa energia di allora.
Chi giocherà? È la domanda di sempre. Parte un ciclo di nove partite in un mese fra campionato e le due coppe e mai come adesso dovranno andare in campo quelli che stanno meglio fisicamente e moralmente, anche con poco turn over, è un momento nel quale tutti devono tirare fuori tutto. Senza risparmiarsi. “Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare”, è un vecchio motto che va sempre bene in queste situazioni.
Penso che Italiano si affiderà ai suoi fedelissimi, ai suoi paladini andando oltre l’idea di risparmiare i nazionali. Ci sono state troppe variabili, come sappiamo. Forse stavolta potrebbe essere perfino il contrario, chi è stato fuori, chi non ha vissuto da vicino i giorni del dramma, forse ha la testa più libera. Vedremo. Mancherà Bonaventura squalificato, per il resto ripartiamo da Terracciano in porta. A destra non credo che Dodò possa partire dall’inizio, il rientro sarà graduale. Quindi Kayode, Milenkovic, Quarta e Biraghi. In mezzo Arthur e Mandragora, davanti Nico, Beltran e Sottil. Centroavanti Belotti. Io ragionerei su questi undici, poi le valutazioni dei prossimi due giorni le vedremo. Italiano sta curando tutti, nessuno escluso. Sa bene che in questi due mesi ci sarà bisogno dell’intero organico, anche per poche partite, per pochi minuti, ma tutti deve rispondere “ci sono”. Barak, ad esempio, sta tornando una risorsa. Dodò si sente pronto. Castrovilli è un jolly. Pure Parisi, che sembra un oggetto misterioso, è in recupero. Ha avuto un’infezione fastidiosa al cavo orale, ha perso quattro o cinque chili in due settimane, ha bisogno di mettere su muscoli, nel finale di stagione potrebbe essere utilissimo. Italiano tiene sulla corda tutti, è una sua qualità.
Intanto, alla domanda può restare con la morte di Barone, ho già risposto giorni fa rivelando qui su Violanews che l’allenatore non cambierà l’idea maturata proprio con Joe Barone. Il ciclo è finito e lo sa anche Rocco. Scegliere il nuovo tecnico sarà una delle cose più impegnative da fare e si farà presto. Non sarà Sarri, c’è l’idea di prendere un giovane talento per continuare il lavoro di Italiano con la stessa carica, la stessa energia, le stesse motivazioni. Sul taccuino di Pradè i nomi sottolineati sono i soliti, da Palladino a Aquilani. Come già ipotizzato e come ben sappiamo, il direttore sportivo adora De Rossi. Lo avrebbe già preso anni fa, quando era appena uscito dal Supercorso. Se la Roma lo conferma, ovviamente discorso chiuso. Ma fino ad allora anche De Rossi va tenuto caldo.
Oggi però la concentrazione e l’energia di tutti, tifosi compresi, deve essere tesa soltanto a uscire dal dramma puntando un obiettivo con tutte le forze. Non sarà facile, ovvio. Il Milan anche senza Teo, è una squadra di alto livello, ma sabato dalla Fiorentina ci aspettiamo tutti una partita che vada oltre il campo e colpisca nel cuore.
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