Una squadra vera
—La Fiorentina è squadra, vibra insieme, pensa insieme, si esalta e deprime insieme. A parte alcuni momenti superiori di Gonzalez e i presentimenti geometrici di Bonaventura, colpi che se assicurabili ci darebbero già il trofeo, quasi sempre è stato impossibile dividere la Fiorentina, scomporla nelle sue parti. Tutti hanno lottato, anche contro i propri limiti, non sempre superandoli. La Fiorentina in questo spendersi avrebbe meritato una concordia di gratitudine (cosa diversa dal giudizio finale) e un allineamento della passione: non sempre è successo. Ma non è un pezzo che vuole biasimare nessuno, ognuno è libero nei suoi pensieri, purché siano educati e rispettosi. Oggi, poi, è troppo difficile trovarsi in qualcosa o qualcuno in comune. L’ossessione della critica ha dirottato la libertà del pensiero premiando la protervia e l’eccesso anche nei giudizi più semplici, valicando il rispetto delle persone e dell’impegno altrui. E l’opinione estrema, anche quando vuota di contenuto (ma piena di livore) è reclamizzata dalla necessità dei media (dai network ai blog) di esistere: pensate allo strazio della mia professione se per sopravvivere è ridotta a questo. In questo pensiero debole non voglio perdere contatto con un pensiero forte, che è quello della Fiorentina, del suo essere, del suo giocare. Vorrei anche scivolare dai massimi sistemi verso questi atleti, trattenere ancora qualche ora la gioia sconfinata di Belotti, che cercava il gol come si cerca un sorso d’acqua nel deserto, Belotti e la sua immensa dedizione a ogni causa, compreso la sua. Vorrei rivedere l’ardire di Sottil, che s’intesta giocate difficili, e ripeterle fino a prepararsi un’esultanza che non sia quello stupore che ha pervaso lui (e noi). Vorrei ricordare quel momento in cui tutta la squadra, tutto lo stadio, tutta Firenze convergono sopra Nzola, risucchiati dal festoso imprevisto: sarà impossibile cambiare giudizio sulla sua annata, ma può essere impossibile dimenticare quel momento, se ci avrà portato in finale. Il comico diceva: la felicità, in fondo, è un momento di distrazione. Come un gol. La Fiorentina cerca il gol, per sé, per tutti.
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