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L'editoriale

C’era una volta un muro

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Se prima Milenkovic era un punto di forza insostituibile della Fiorentina, ora non lo è più. In stagione le disattenzioni sono state tante. Decisive quelle contro il Milan
Stefano Niccoli
Stefano Niccoli Redattore 

Another brick in the wall” cantavano i Pink Floyd. Ecco, quel muro, purtroppo, si sta sgretolando poco a poco. Perché, sì, una volta Nikola Milenkovic, un muro, lo era davvero. Difficile, se non impossibile, da superare. Merito della sua stazza fisica da marcantonio. Solidità difensiva a cui abbinava qualche gol che fanno sempre comodo. 

Tutto ciò fino ad alcuni anni fa. Perché nel frattempo si sono perse le tracce di quel Milenkovic descritto sopra. Il livello delle sue prestazioni è calato drasticamente, così come l'attenzione in campo. Se prima era un colonna, un punto di forza insostituibile della Fiorentina, ora non lo è più.


Le disattenzioni in stagione sono state tante, troppe. Le ultime, purtroppo, sono arrivate contro il Milan, gara che ha evidenziato tutte le difficoltà dell’ex Partizan Belgrado. Nel primo tempo ha sbandato paurosamente, solo gli errori sottoporta dei rossoneri l’hanno “salvato”. Nella ripresa la scivolata in occasione del gol di Loftus Cheek è stata fantozziana. Per non parlare poi del mal posizionamento sul 2-1 di Leao, da matita blu. Com’è possibile lasciare campo aperto ad una scheggia come il portoghese, per di più due minuti dopo l’1-1? L’involuzione è grave e la sensazione è che la sua avventura a Firenze sia ai titoli di coda. C’era una volta un muro.

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