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L'editoriale

Centrali in crisi ed esterni contati. Il mercato presenta il conto

Matteo Magrini l'imbucata
I difensori non stanno rendendo come dovrebbero, gli esterni sono decimati. A gennaio serviva qualcosa di più? Forse sì, ma ormai è tardi
Matteo Magrini

Dice il proverbio: “lingua batte dove dente duole”. E basta pensare a quanto successo nell’ultima settimana per capire di cosa stiamo parlando. Prima la partita col Bruges, quindi quella col Verona. Due gare ovviamente diverse, sotto tutti i punti di vista, ma che portano con sé spunti, situazioni ed errori (soprattutto quelli) che hanno un minimo comun denominatore: i limiti di questa rosa. Nella qualità, e di questo abbiamo parlato più volte, ma anche nella quantità.

Prendiamo la difesa, e in particolare i centrali. Tra giovedì scorso e il Bentegodi è andato in scena un festival dell’orrore che di fatto ha coinvolto tutti i centrali. Contro il Bruges erano stati Quarta (in parte) e Ranieri a regalare a Thiago il gol del 2-2. A Verona invece, dopo il pasticcio tra lo stesso Ranieri e Christensen sul rigore dell’1-0, è arrivato l’errore (l’ennesimo, purtroppo) di Milenkovic. Certo, ed è giusto sottolinearlo, resta il dubbio su quel tocco di mano che potrebbe averlo condizionato, ma quel rinvio maldestro resta comunque una roba francamente inguardabile.


Quarta, Ranieri, Milenkovic. Tre difensori centrali, nessuno dei quali (almeno in questo momento) pienamente affidabile. E se l’argentino è forse quello che sta attraversando il periodo migliore è altrettanto vero che raramente l’ex River è riuscito a infilare più di un paio di partite senza cadere nei suoi classici passaggi a vuoto. E Ranieri? Dopo una stagione sicuramente positiva si è improvvisamente infilato in un tunnel. Il motivo? L’usura. Questa, almeno, è la prima spiegazione che ci viene in mente. Un’usura mentale prima che fisica. Come se, dopo un anno e mezzo col piede costantemente schiacciato sull’acceleratore, al ragazzo si fosse d’un tratto spenta la luce. Discorso diverso per Milenkovic. Detto che sul suo reale valore si potrebbe discutere all’infinito, di sicuro siamo davanti alla sua peggior stagione da quando è arrivato a Firenze. Vederlo, a Verona, è stato francamente inquietante. Impacciato, insicuro, quasi spaventato.

Il quadro insomma è oggettivamente preoccupante se si pensa alla partita di ritorno col Bruges e apre un punto interrogativo grande così: chi far giocare al fianco di Quarta? Ranieri, o Milenkovic? Fosse per me, nonostante gli ultimi strafalcioni, punterei probabilmente sul primo anche se credo che alla fine Italiano punterà su Nikola. Di sicuro, si tratta di scegliere tra due giocatori che ora come ora non offrono la minima garanzia e che sono lontanissimi dalla miglior condizione. L’alternativa però, a meno che non si pensi di presentarsi in Belgio con Comuzzo, non esiste. E così torniamo al punto di partenza. A quella lingua che batte sul dente che duole. Traduzione: manca un centrale e quel vuoto sta puntualmente presentando il conto. “Ma in estate era arrivato Mina e ora il colombiano sta facendo grandi cose a Cagliari”, dice qualcuno. Punto primo: Mina si è presentato a Firenze in condizioni improponibili e come se non bastasse si è pure infortunato quasi subito. Punto secondo: per caratteristiche, è quanto di più lontano possa servire ad una squadra allenata da Vincenzo Italiano. E’ perfetto per squadre che difendono basse, mentre non può giocare in una linea che lascia tanto campo alle sue spalle.

Un errore sul quale, a gennaio, non è stato posto rimedio. Anzi. Lasciato partire Mina, si è scelto di non sostituirlo facendo passare il messaggio che fosse stato il mister a chiedere di restare così, lasciando a Comuzzo il ruolo di quarto centrale. Non è esattamente così. Diciamo che Italiano aveva messo in cima alla sua lista l’arrivo di un attaccante esterno e di un terzino destro che in attesa di Dodò potesse dare il cambio a Kayode, mettendo in secondo piano altre esigenze. Nello specifico: un centrale, appunto, ed un centrocampista più strutturato fisicamente. Com’è andata, si sa. Sono arrivati Faraoni (nome gradito al tecnico), un centravanti (idea buona, Belotti, non abbiamo cambiato idea) e stop. Niente difensore, niente mediano, e niente esterno offensivo.

E così, dopo l’imbarazzante mese di gennaio affrontato con Brekalo e Ikonè, arrivati alla semifinale di ritorno di Conference la Fiorentina si ritrova con soli tre attaccanti esterni (ha perso Sottil, proprio nel suo momento migliore) e con soli tre centrali difensivi di cui due, Ranieri e Milenkovic, in piena crisi di rendimento. Sfortuna? Forse. E’ anche vero però, e non ci voleva molto per immaginare che sarebbe potuto succedere, che i viola si sono messi nella miglior condizione possibile per correre questo tipo di rischio.

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