Corriere dello Sport

“Picchio” De Sisti: “A Firenze mi son sentito un calciatore di primo piano”

Redazione VN

L'omaggio del Corriere dello Sport allo storico giocatore ed allenatore viola

Il Corriere dello Sport omaggia oggi, in anticipo, Giancarlo "Picchio" De Sisti per i suoi 80 anni, e lo fa con una lunga intervista. Ecco alcuni passaggi. LEGGI QUI LE ULTIME NEWS VIOLA

"Essere nella hall of fame di Roma e Fiorentina per me è qualcosa di straordinario. A Roma ci sono le mie radici, i parenti, i ricordi. All’epoca sognavo di esordire in Serie A con la Roma. A Firenze mi hanno fatto sentire un calciatore di primo piano, ho vinto lo scudetto giocando e l’ho accarezzato da allenatore. Esordii con un gol. Il presidente Nello Baglini mi invitò a cena. C’erano imprenditori del Norditalia e lui mi indicava orgoglioso, quasi fossi un nuovo modello di automobile o un orologio prezioso. Mi vergognavo un po’, tuttavia capii e la presi come una gratificazione. Una volta dovevo trattenermi a Roma un giorno in più per una pratica burocratica, pranzai con Pesaola e gli chiesi il permesso. Lui si alzò e mi disse: allora non ha capito niente, lei è il padrone della Fiorentina, faccia come meglio crede".

Sul rapporto con Radice

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"Ero il capitano, rispettato e benvoluto da tutti i compagni, e allora significava qualcosa. Adesso si riceve la fascia dopo una stagione e mezzo, si bacia la maglia e poi si va a baciarne un’altra a gennaio. Radice non mi vedeva e io sinceramente non volevo andare in panchina, non c’ero abituato. Così mi sistemavo in tribuna e tutti mi chiedevano perché non giocassi. Scelte del tecnico, rispondevo. Ero arrivato a pesare sessantasei chili: un’acciuga, io che sono sempre stato un bombolotto muscoloso. Alla fine dissi a Radice che un’altra stagione così non l’avrei sopportata. Non avevo idea che stessero per esonerarlo".

Sul quotidiano, anche un editoriale di Alberto Polverosi

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"Un pivello di cronista di fronte a un campione d’Italia, campione d’Europa e vice campione del mondo. Il giovin cronista col taccuino e la penna in mano, timido e un po’ impacciato, deve chiedere non un’intervista ma un “passaggio a quel campione, che della Fiorentina era stato capitano nell’anno del secondo scudetto, e che ora è l’allenatore dei viola. La domenica successiva, il 22 febbraio 1981, i viola giocheranno a Catanzaro, l’aeroporto di Lamezia è chiuso per lavori, l’aereo atterrerà a Reggio Calabria e poi da lì la squadra andrà in pullman fino al ritiro di Soverato. Dunque: « Mister, le posso chiedere una cortesia ». Picchio guarda il ragazzotto che prende coraggio: « Il Corriere dello Sport-Stadio mi manda al seguito della Fiorentina, ma da Reggio Calabria a Soverato posso venire in pullman con voi? » . Picchio lo guarda ridendo: « A o’, e che te lasciamo a piedi? ». Per me questo è Giancarlo De Sisti. Non facciamo paragoni con i tempi di oggi perché è impossibile, ma già allora trovare una persona così era una fortuna e io sono stato fortunato. A Firenze è arrivato secondo solo perché la Juve gli ha portato via lo scudetto all’ultima giornata nel modo che tutta Italia ricorda e due anni dopo ha creato una squadra con due soli difensori veri, Contratto e Pin, e poi attacco e fantasia. Perfino Platini ha dovuto riconoscere che nessuna squadra, in Italia, giocava meglio della Fiorentina. E Picchio passava per difensivista... (In ogni caso, nei successivi 40 anni, la Fiorentina non è più arrivata seconda)".