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(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
Su La Repubblica, Paolo Condò analizza gli effetti della pandemia sulla stabilità delle panchine europee. Quest’anno gli allenatori sono molto più saldi. Nei 5 tornei più importanti ci sono stati 15 esoneri in 13 club (Schalke e Nantes hanno fatto doppietta), laddove a fine 2019 i cambi erano stati 35, e l’anno prima 29, e l’anno prima ancora 43. Venendo alla Serie A, hanno agito solo la Fiorentina - Commisso aveva imposto la conferma di Iachini, ma alla fine si è arreso pure lui - e ovviamente il Genoa, dove Preziosi recita da ultimo irriducibile. È evidente, infatti, che a favorire la diffusione di pazienza e tolleranza ai piani alti dei club sia l’enormità della crisi economica dovuta al Covid. L’assenza del pubblico è il perno attorno al quale gira tutto.
Da una parte ha tolto alle società una parte rilevante degli incassi: biglietti ma pure il merchandising dei giorni di gara era una voce importante. Dall’altra il malumore della tifoseria allo stadio alla squadra in difficoltà è goccia capace di scavare nelle più rocciose convinzioni presidenziali: e dunque giocare senza un brontolio di fondo aiuta chi è nei guai. Il risultato è appunto di due esoneri in serie A, uno in Premier e uno in Liga, tre in Bundesliga. Fa eccezione la Ligue 1. Ovviamente non per il Psg, il cui portafoglio è indipendente da tutto, ma per gli altri 5 club che si sono mossi, oltre tutto in uno scenario reso rovinoso dal flop di MediaPro e dal conseguente tracollo degli incassi da diritti tv. L’effetto potrebbe essere un massiccio mercato in uscita nei prossimi trenta giorni. Il problema è trovare i compratori.
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