Continua l'analisi del Corriere dello Sport su Vincenzo Italiano. Adesso tocca al gioco. Chi scrive (Polverosi ndr) non ha mai risparmiato le critiche a Italiano nella gestione di certe partite. Ci sono stati dei momenti in cui è stato difficile condividerne le scelte, anche strategiche. Ultimo caso, la semifinale di ritorno di Coppa Italia: partendo dall’1-0 dell’andata serviva un briciolo di prudenza in più, non le barricate perché la natura di questa squadra lo sconsiglia, ma se prendi il primo gol su una ripartenza, se provochi l’espulsione perché ti infilano nello spazio e se becchi il gol dell’eliminazione con un uomo in meno e tutta la squadra nella metà campo avversaria, non va tanto bene. Attenzione però. Con lo stesso atteggiamento offensivo, la Fiorentina aveva giocato una bellissima partita d’andata contro l’Atalanta, mettendo sotto la squadra di Gasperini dall’inizio alla fine, col rimpianto di averla chiusa solo sull’1-0. Ecco lo stacco, il passo da compiere. Quando Italiano imposta la squadra, lo fa pensando di trasmettere un’Idea, meglio, un’identità, e la Fiorentina di questo triennio l’ha trovata. Il suo lavoro ha ottenuto la risposta che cercava. I viola hanno giocato bene, talvolta molto bene, non sempre ma spesso hanno fatto divertire la gente che va allo stadio. Nei momenti complicati la squadra ha avuto carattere. E’ durante la partita che manca ancora qualcosa. Sembrava che Italiano l’avesse trovato un anno fa, nella gara che, sbagliando, pensavamo fosse una svolta. A San Siro, contro l’Inter, per difendere l’uno a zero negli ultimi 20 minuti mise la difesa a tre e l’Inter quasi si spense. Era (sarebbe stato) un grande passo in avanti, ma raramente si è ripetuto.
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Italiano e il suo gioco: “Perché non ha mai riproposto la difesa a tre?”
A San Siro, contro l’Inter, per difendere l’uno a zero negli ultimi 20 minuti mise la difesa a tre e l’Inter quasi si spense. Era (sarebbe stato) un grande passo in avanti, ma raramente si è ripetuto.
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