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Franchi senza tifosi, spiccano le voci dal campo: ecco quelle di Fiorentina-Brescia

Redazione VN

Nessun assembramento, nessun ritrovo. L’inno c’è, invece. E rimbomba come le voci dei protagonisti sul terreno di gioco

Sul Corriere Fiorentino si ripercorre la serata di ieri al Franchi senza pubblico. Nessun assembramento, nessun ritrovo. L’inno c’è, invece. E rimbomba. Poi il minuto di silenzio (assordante) per ricordare le vittime del Covid 19. In tribuna, oltre a Barone, suo figlio Joseph, Antognoni, Dainelli e Pradè, tutti a distanza di sicurezza l’un dall’altro. Quindi, la partita. E quei rumori che nel calcio (blindato e silenzioso) ai tempi del coronavirus, sono forse l’aspetto più affascinante. Perché non li puoi sentire, di solito, e allora diventa interessante ascoltare, oltre che guardare. «Linea!», urla Caceres (tra i più chiacchieroni) per richiamare il reparto.

E poi Pezzella che, da padrone di casa, dopo qualche protesta di troppo da parte della panchina del Brescia, gli si rivolge a muso duro. «Basta urlare!». E Iachini? Richiama «Fede», «Gae» (Castrovilli) e, dopo qualche lancio lungo, si arrabbia. «Non lanciamo — strilla — giochiamo». Fino al rigore. «Ma quale rigore?!», chiede il mister al quarto uomo. Dopo il gol di Donnarumma, invece, un «andiamo» buono per rinfrancare i suoi. Alla rete del pareggio, nessuna esultanza. Anzi. La prima preoccupazione è sistemare la squadra. Esulta, eccome, dopo le due reti annullate ma, tutto sommato, accoglie con serenità le decisioni dell’arbitro. Ribery, un po’ meno. «È gol», dice dopo quella annullata a Vlahovic. Una parola di troppo al mister scappa dopo l’espulsione di Caceres e infatti, pure lui, viene cacciato.