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Cecchi scrive: “Così uguali, così diversi. Italiano (ri)sfida Gasperini”

Cecchi scrive: “Così uguali, così diversi. Italiano (ri)sfida Gasperini” - immagine 1
Il confronto fra due tecnici controcorrente
Redazione VN

"Gioco, idee, ambizioni. Così uguali, così diversi. Italiano (ri)sfida Gasp": è il titolo dell'analisi di Stefano Cecchi per La Nazione. Il giornalista si concentra sulle similitudini e le differenze tra i tecnici di Atalanta e Fiorentina, avversari in semifinale di Coppa Italia. Ecco quanto si legge:

"Le cose che Daniele Silvestri aveva in comune con la sua morosa erano 4.850 e non serve affidarsi a un matematico per capire come fra Gasperini e Italiano le similitudini siano assai meno. Già, le cose in comune fra Giampiero e Vincenzo, i due tecnici contro di stasera. Intanto entrambi sembrano convinti che solo sul vocabolario la parola «successo» possa arrivare prima della parola «sudore». Per questo entrambi hanno catechizzato i propri giocatori al credo che se sul campo non dai tutto, alla fine non hai dato niente. In comune, poi, i due hanno anche l’alta considerazione di loro stessi: entrambi quasi mai in cravatta ma con la convinzione di appartenere a una borghesia ben vestita del football. Essendo poi entrambi permalosi, il loro dopogara è fatto spesso di ruvidità, anche se Gasp si porta addosso senza mai toglierla la predisposizione d’ordinanza all’accidia, mentre Vincenzo, dopo essersi sfogato con i malcapitati del parterre di tribuna, si riacquieta nei panni di un diplomatico e innaturale bon ton. Fine delle cose in comune. Per il resto tutto nel loro calcio è diverso. Così, mentre Gasp per mettere in campo le sue squadre sembra ispirarsi alla verticalità del Pirellone, nel calcio di Italiano vedi la rotondità orizzontale e avvolgente del Trasimeno. Certo, entrambi sono affascinati dal calcio olandese di Rinus Michels & C, ma mentre il primo lo ha innestato di italianità trasportando nel terzo millennio l’ottocentesca marcatura a uomo, il secondo lo ha mantenuto puro in quel credo fideista che finché ho il pallone io, gli altri non possono segnare. Da qui l’ossessione di Italiano per il possesso palla che per Gasp rappresenta invece un’opportunità e non un dogma"


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