"Il miglior giocatore che ho acquistato? Rui Costa, era un talento purissimo. Batistuta non si offenderà, era un leone, un trascinatore". Vittorio Cecchi Gori torna a parlare di Fiorentina, e intervistato dal Corriere Fiorentino ripercorre la sua esperienza da presidente viola e non solo, sottolineando come anche lui avrebbe venduto Vlahovic alla Juventus perché "con le grandi devo ancora vederlo". L'ex presidente però ci tiene a precisare che la cessione di Batistuta alla Roma è avvenuta dopo 9 anni. Poi però "crollò tutto", ammette Cecchi Gori, che ancora oggi non riesce a spiegarsi i perché di quell'accanimento: "Non era una questione di soldi, era una questione di potere. E chi non mi voleva bene mi ha massacrato. Lo 'zafferano'? Quando cadi nella polvere la riconoscenza scompare. Però è vero che con il tempo ho ritrovato persone che mi vogliono bene. In fondo nella mia vita ho fatto tante cose sbagliate ma anche qualcuna giusta".
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Cecchi Gori: “Rui meglio di Bati. Fallimento? Questione di potere, non soldi”
Dallo scudetto mancato alla sua Fiorentina "scomoda", fino alla cessione di Vlahovic: Cecch Gori torna a parlare di Fiorentina
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La Fiorentina però è stata una questione di famiglia per Vittorio, che racconta come mamma Valeria e babbo Mario si siano conosciuti in Curva Ferrovia: "Ho fatto il tifo perché la comprasse. Poi purtroppo poco dopo è mancato. Così, anche se nei fatti già portavo avanti io la società, a quel punto ho preso in mano tutto e ho continuato". Quella squadra era un outsider piena di campioni, ma il rimpianto più grande resta quello legato allo scudetto sfumato nel '98/'99: "Subimmo qualche torto, ci fu qualche speculazione sul fatto che Edmundo fosse tornato in Brasile per il carnevale. Non era vero, nel contratto era previsto che dovesse rientrare per presentarsi a un processo. E Batistuta si fece male...". L'acquisto del Re Leone invece lo rivendica come tutto suo, visto in tv a Los Angeles mentre lavorava per un film: "Dissi al nostro intermediario: portami Batistuta o non farti più vedere da me".
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