Uno dei grandi protagonisti del Marocco, capace di arrivare fino in semifinale del mondiale, è Sofyan Amrabat. Sul centrocampista della Fiorentina si concentra Enrico Currò, inviato in Qatar per Repubblica. Il giornalista sottolinea come l'ex Verona sia diventato un'icona, anche in senso letterale. Il più richiesto per i selfie, infatti, è proprio Amrabat. Ci sono due immagini simbolo, per i tifosi dei Leoni d’Atlante, in questa esaltante cavalcata qatarina. C’è chi le ha stampate e le sventola con orgoglio. Entrambe hanno come protagonista il centrocampista della Fiorentina.
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Amrabat icona del Marocco. Il Ct: “Sta andando oltre ogni aspettativa”
Nella prima delle due immagini suddette lo si vede commosso sotto la curva dello stadio Al Thumama: ha le lacrime agli occhi e la fascia di capitano al braccio, ereditata da Saiss, uscito per infortunio. Nella seconda, durante le interviste televisive, il fratello maggiore gli bacia la pelata: è puro amore fraterno, perché il trentacinquenne Nordin - che ha 9 anni più di Sofyan, ha giocato con lui nel Marocco ed è ancora calciatore nell’Aek Atene - gli è stato sempre di esempio: il primo idolo e il primo modello da emulare, il primo del quale ascoltare i consigli.
Il consiglio che gli ha dato per questo Mondiale da separati in casa – 4 anni fa in Russia avevano giocato insieme sotto la guida di Hervé Renard, che qui ha fatto il ct dell’Arabia Saudita - è stato il più semplice possibile: "Vai in campo e dai il massimo, tutto quello che hai". Amrabat l’ha preso alla lettera, spingendo Regragui, il commissario tecnico ormai noto per le frasi celebri, a una definizione molto azzeccata: "Noi siamo come Rocky Balboa nel film di Stallone, impossibile non fare il tifo per noi. E impossibile anche non fare il tifo per Sofyan: è il nostro leader, un muro per tutti gli avversari. Quello che sta facendo è formidabile. Sapevamo quanto fosse forte, ma sta andando oltre ogni aspettativa".
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