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Fiorentina, la storia di Mendoza: “Questa la mia famiglia, hanno creduto in me”

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Il giovane attaccante della Fiorentina si racconta tra ricordi e passioni

Redazione VN

Il giovane attaccante della Fiorentina Primavera William Padilla Mendoza, si è raccontato nella trasmissione di Rai Gulp Offside Racism.

LA STORIA DI MENDOZA

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Il pallone per me rappresenta la cosa più bella. Ho 17 anni e gioco nella primavera della Fiorentina, la mia passione per il calcio è nata da mio zio che giocava in Europa e mio papà che era professionista in Ecuador. Svegliavo sempre mia mamma alle quattro del mattino dicendole che dovevo andare a giocare in salotto. A dieci anni sono arrivato in Italia, ho iniziato per divertimento e dopo un anno le squadre hanno iniziato ad osservarmi. All'inizio non credevano in me, quando mi ha chiamato la Fiorentina l'emozione è stata unica per me e per la mia famiglia. Sono nella Fiorentina da sei anni e faccio l'esterno sinistro e il trequartista, in questo ruolo ho la possibilità di vedere meglio il gioco e fare gol. Il mio talento è il dribbling e la mia forza è l'uno contro uno. L'azione più bella che ho fatto è stato un gol in rovesciata. I miei compagni rappresentano una seconda famiglia, quando arriviamo qua al campo ci raccontiamo di tutto, ci divertiamo, è come essere a casa tua. Nei momenti di difficoltà il mister mi vedeva già e mi dava consigli anche mentalmente, mi ha fatto sentire come un figlio. Questa cosa mi ha dato tanta forza per andare avanti. Vivo nel convitto della Fiorentina e vedo la mia famiglia poco, staccarmi da loro è stato molto difficile. Qui in Italia ci sono solo mia mamma, mia sorella e mio fratello.

LA NUOVA VITA

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Ho dovuto fare il sacrificio di lasciare il mio Paese, se vuoi fare il calciatore è così. Al convitto divido la mia stanza con un compagno, un difensore centrale, ha 17 anni e abbiamo gli stessi orari. Andiamo a scuola insieme, il diploma è importante. Non ho mai pensato di lasciare il calcio perché è la mia vita. E' importante avere rispetto per la squadra e per gli avversari. Ci sono alcuni tifosi che vedono i giocatori di colori come persone diverse, invece dobbiamo capire che siamo tutti uguali. Se dovessero accadere questi episodi a me o ai miei compagni direi di non ascoltare e di pensare solo alla partita. Sogno di diventare un campione e giocare nella prima squadra della Fiorentina

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