Al rompete le righe di fine stagione il bilancio sportivo della Fiorentina era stato chiaro: si accettava un ottavo posto in linea con le aspettative dell'estate, consapevoli delle difficoltà riscontrate durante l'anno e convinti di poter migliorare il piazzamento a partire dall'agosto successivo. Poi sono emersi i cavilli che hanno messo il Milan sotto i riflettori della UEFA, e quindi la possibilità di accedere ai preliminari di Europa League. Un salto non indifferente per un club che si apprestava a preparare tutt'altro tipo di stagione.
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Europa sì, Europa no: il dubbio che mescola le carte nel mercato della Fiorentina
Quella che per la Fiorentina si presentava come un'opportunità rischia di tramutarsi in un ostacolo cui far fronte
È evidente che anche il solo punto interrogativo di un'Europa da disputare costringa a fare valutazioni diverse in sede di mercato. Ad oggi, se la decisione del TASattesa intorno al 19-20 luglio dovesse pronunciarsi in sfavore del Milan, per la Fiorentina scatterebbe quasi sicuramente un'aggiunta di sei partite (secondo e terzo turno preliminare, poi lo spareggio, sempre andata/ritorno). Ed eventualmente i gironi, altre sei partite. Un dettaglio da non trascurare, a maggior ragione se considerata la quasi totale inesperienza in campo internazionale della maggior parte dei giocatori attualmente in rosa.
Poi c'è da considerare il budget, che da tempo è stato stanziato intorno a quota dieci milioni (venti, la metà dei quali partiti per il riscatto di Pezzella) e al quale vanno sommati i proventi delle cessioni. La qualificazione alla fase a gironi di Europa League consentirebbe di raddoppiarlo, garantendo a Corvino una maggiore elasticità e quel margine necessario per portare a casa un paio di elementi in più. Perché se è vero che tra le richieste di Pioli figurava anche una rosa meno ampia per facilitare il lavoro sul campo, è altrettanto vero che sino ad ora le partenze sono state nettamente più numerose degli arrivi. Davanti, ad esempio, hanno salutato in tre: Falcinelli, Gil Dias e Lo Faso. Sono arrivati Graiciar e Vlahovic, sì, ma non è scontato che Pioli giudichi entrambi pronti.
Allo stato attuale, con la chiusura della sessione estiva prevista per il 17 agosto, la rosa della Fiorentina non è pronta per affrontare una stagione distribuita su tre competizioni. La lista dei convocati per il ritiro di Moena, resa ufficiale nella giornata di ieri, lo illustra chiaramente a partire dal ruolo più delicato, quello del portiere. Che infatti è quello cui si sta dedicando maggiore attenzione.
Per il Trentino partirà Dragowski, mai realmente preso in considerazione per un posto da titolare, poi i Primavera Ghidotti (2000) e Brancolini (2001) per fare numero. Manca un primo e forse anche un secondo, se il polacco dovesse andare via, dato che Cerofolini andrà sicuramente in prestito. La situazione è più serena per quanto riguarda la linea dei difensori: Pezzella, Hugo, Milenkovic e Hancko sono i quattro centrali (gli ultimi due adattabili), Venuti e Biraghi due buoni punti di partenza ai lati; è da capire cosa si farà con Laurini, mentre Maxi Olivera è da mesi sul piede di partenza e – a meno che Pioli non decida di dirottare Hancko a sinistra – dovrà essere sostituito. Ma in quel caso servirebbe un altro centrale, la coperta non è di gomma. La soluzione economica si chiama Petko Hristov, spesso con i grandi anche durante la scorsa stagione; anche se forse un pizzico di esperienza in più non guasterebbe.
Ma è il centrocampo a destare le maggiori preoccupazioni, perché con Badelj che è ex da settimane e Cristoforo che aspetta soltanto una destinazione le uniche certezze si chiamano Veretout, Benassi e Dabo. Eysseric non è incedibile e Saponara neanche, così come non lo è un Thereau che nella seconda metà di stagione ha trovato pochissimo spazio. La speranza, per quanto riguarda il reparto avanzato, è che Sottil riesca a guadagnarsi la conferma durante il ritiro: in quel caso il rischio coperta-corta in avanti sarebbe alleviato.
Se oggi il mercato della Fiorentina è in stallo – anche se, va detto, come quelli di molte competitors – una delle ragioni ha senz'altro a che vedere con il dubbio europeo. Che oggi, a sentenza da confermare e con un rischio beffa che è sempre bene tenere in considerazione, si sta rivelando più un impedimento che un'occasione. Il pericolo di dover fare le corse a fine mercato per mettere al loro posto gli ultimi tasselli, come accaduto un anno fa, è dietro l'angolo.
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