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ex viola
Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images
Qualcosa è andato storto. Anzi, più di qualcosa. Potremmo riassumere così l’avventura di Kevin Agudelo alla Fiorentina. Meglio chiamarla toccata e fuga. Poco più di sei mesi a Firenze. Lo score è desolante: un minuto contro la Juventus, per di più sul risultato di 3-0 a favore dei bianconeri, il 2 febbraio, sette contro il Lecce il 15 luglio e “ben” cinquantacinque contro la Spal il 2 agosto, partita tra l’altro inutile per la squadra di Beppe Iachini ai fini della classifica. Il colombiano entra di diritto nella lunga lista di meteore che hanno vestito la maglia viola.
E pensare che la Fiorentina era sicura di aver portato a casa un gioiello. “Agudelo è un colpo per il futuro. Ha ottima tecnica e grandi margini di miglioramento”. Dichiarazioni di Daniele Pradè datate 31 gennaio. Fu poi lo stesso direttore sportivo a “rincarare la dose” il 6 febbraio in conferenza stampa: “L’obiettivo è farlo diventare todocampista. Ci piacerebbe che ripetesse la carriera di Cuadrado”.
Speranze rimaste vane. Iachini non ha mai puntato sul classe 1998, avversario dei gigliati domenica pomeriggio a Cesena (dovrebbe partire dalla panchina, il titolare è Verde). Colpa del giocatore? O dell’allenatore? Oppure, altra ipotesi, del modulo? Probabilmente un mix fra le tre cose. Nell’arco di nove mesi Agudelo si è “trasformato” in pacco, spedito allo Spezia con Genoa come tappa intermedia. Alla corte di Vincenzo Italiano ha collezionato, fin qui, 103 minuti: 72 contro il Sassuolo e 31 contro il Milan. Gara, quella di San Siro, macchiata dall’anticipo subìto da Theo Hernandez, autore poi del 2-0 rossonero.
Agudelo-Fiorentina, nessun rimpianto: ciò che poteva essere e non è stato.
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