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Tutti i nodi vengono al pettine

Matteo Magrini l'imbucata
Italiano colui che viene bersagliato dalla critica, ma per Matteo Magrini i problemi della Fiorentina sono altri. E c'è un'arma da sfruttare nel migliore dei modi
Matteo Magrini

Potremmo dire che alla fine “tutti i nodi vengono al pettine”, che “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” o che “lingua batte dove dente duole”. Il proverbio sceglietelo voi ma la sostanza, comunque, non cambia. E se qualcuno non avesse capito di cosa stiamo parlando beh, si vada a rivedere le ultime due partite della Fiorentina. Due gare per certi versi simili, anche se giocate con e su presupposti ovviamente diversi. I confronti con Juventus e Viktoria Plzen infatti non hanno fatto altro che confermare quello che guardando con un briciolo di attenzione era già noto da tempo: i viola hanno un problema, un grandissimo problema, quando si tratta di far gol. Soprattutto, faticano da matti quando si trovano ad affrontare squadre che rinunciano a giocare (o comunque ad alzare la pressione) e che si difendono abbassando al massimo il baricentro.

Il bersaglio Italiano

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In molti vedono nell'allenatore la causa di questo difetto. Del resto, ormai si sa, Vincenzo Italiano è il bersaglio preferito di gran parte della critica. E se è certamente vero che il tecnico viola deve ancora completare il proprio percorso di crescita è difficile sostenere che sia lui il responsabile di certi (evidentissimi) limiti della squadra. E così torniamo al punto di partenza, e a quei modi di dire che rimandano (tutti) a quanto non successo durante il mercato di gennaio. Si dice infatti che il mister dovrebbe cambiare gioco, che sta a lui trovare soluzioni se la Fiorentina spesso si ritrova a sbattere contro i muri eretti dagli avversari senza riuscire a segnare o addirittura (come successo col Viktoria Plzen) senza riuscire a tirare in porta. “Dovrebbe far giocare gli esterni sul piede forte e non a piede invertito – è una delle teorie – perché così sarebbe più facile arrivare sul fondo per mettere cross in area”. Oppure. “Dovrebbe abbassare la linea, aspettare, e poi ripartire in contropiede”. Idee legittime, ovviamente, ma che portano con sé diversi dubbi e contraddizioni. Un esempio. Qual è il passaggio precedente all'arrivare sulla linea di fondo per poi crossare? Risposta esatta: saltare l'uomo. Il problema, che vale con gli esterni a piede invertito come con gli esterni sul proprio piede forte, è che i giocatori della Fiorentina l'uomo non saltano (quasi) mai. Anzi. Molto spesso nemmeno ci provano. O davvero c'è qualcuno convinto che sia Italiano e chiedere di fermarsi e di passarla indietro? E poi ancora. C'è sul serio chi crede che se i viola con la Juventus o l'altra sera in Conference avessero consegnato il pallone agli avversari avrebbero poi trovato più spazi? Più probabilmente invece, sia i bianconeri che i cechi si sarebbero limitati a giochicchiare, magari a cercare qualche lancio lungo, senza far nulla per scoprirsi.


Il vero problema

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Il vero problema insomma, sta nel non aver preso quel giocatore che Italiano aveva chiesto con tanta insistenza. Quell'esterno rapido, forte nell'uno contro uno, capace di creare superiorità numerica e di puntare la porta. Uno di quei calciatori, tanto per farla breve, buoni per far la differenza quando le gare si bloccano. Andatevi, per esempio, a rivedere le ultime partite del Bologna. Come le hanno indirizzate? Palla a Orsolini sul lato corto, rientro sul sinistro, e tiro all'incrocio. Esattamente quello che ha fatto Nico contro la Juventus (lo dovrebbe fare molto di più) e se quel pallone fosse entrato state sicuri che oggi si sentirebbero discorsi molto diversi sul gioco della Fiorentina e sul suo allenatore. Si parlerebbe di una squadra capace di schiacciare i bianconeri nella propria metà campo, di personalità, identità e coraggio. Tutto normale (purtroppo) in un modo quasi sempre condizionato solo e soltanto dal risultato.

L'arma da sfruttare

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L'altro problema, che si lega strettamente col primo, sta nell'intensità. Non avendo giocatori di grande qualità infatti, la Fiorentina ha una sola arma per andare oltre certi limiti: giocare a duecento all'ora, mandare al massimo i giri del proprio motore, esasperando ritmi, aggressività e velocità nella circolazione del pallone. Quando ci riesce, allora può giocarsela contro chiunque. Quando invece viaggia ad andamento lento questa squadra si normalizza e, a maggior ragione se trova davanti a sé formazioni con un blocco difensivo molto basso, rischia di girare a vuoto e senza costrutto per ore. La verità insomma, è che quello che in molti vedono come un problema (il gioco) è l'unico “fuoriclasse” al quale questo gruppo si è sempre aggrappato da quando, nel gennaio di due anni e mezzo fa, ha perso Vlahovic. Un gioco, questo si, che richiedendo un grado di tensione massimo non può che accendersi a intermittenza. Senza quello però, e sarebbe bene immaginarsi quel tipo di scenario, saremmo davanti al buio più totale. Sempre, e contro qualsiasi avversario.

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